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Posts Tagged ‘dire poesia 2012’

Pubblichiamo anche uno dei testi letti allo slam dalla seconda classificata, Mara Seveglievich.

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LE RAGIONI DEL CUORE

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Le ragioni del cuore rosso cinabro glossy

sulle briciole del pane

secco dei miei capelli salepepe

si affollano come pettirossi,

ma scambiano il cuore

con la mente, becchettano e strappano

a sangue, a croste di pelle secca i fili

luccicanti della ragione.

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I palpiti della mente, le pulsazioni

blu ciano squassano il muscolo sbagliato,

che sobbalza e strilla emozioni

e imploso si contrae lasciando un rivolo di sangue

glauco, slavato e spento e spanto sul piatto

d’argento che regge la testa del Battista,

il tavolo anatomico apparecchiato e sparecchiato della

casa/morgue.

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Il corpo comprime l’affanno e ammaestra

la ridda delle sinapsi

tremulo incedendo nella carne stanca, nella febbre rapsodica delle mani

che non sanno più scrivere,

solo lasciare tracce di senso incerte su fogli nudi. Incolpevoli.

Ma va, crolla e tracolla, s’incaglia e risolleva spavaldo e protervo

anno dopo anno,

tailleur dopo tailleur,

trucco dopo trucco,

tacco dopo tacco,

nella danza elegante della guerra, di attacco e di trincea,

di accordi bizantini sottobanco.

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Così come in tutte le guerre,

quando naufraghi, reduci, profughi, esuli e relitti

trovano pace in fondo nella luna della sera

semibuia e fresca e garantita d’argento per l’eternità (pratico il dubbio),

nel vuoto che c’invade finalmente

e niente esiste più se non lo sbaffo nei

cuori rosa mat

(da ripassare ogni tanto, meglio tenere in borsetta o nella tasca

interna della giacca – sul cuore – un rossetto)

degli altri, i viaggiatori della vita.

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2 giugno 2012

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Valeria Mancini ha vinto la prima edizione dello slam di dire poesia 2012.

Pubblichiamo uno dei testi che ha letto nella Loggia del Capitaniato, in omaggio alla vincitrice e ai suoi estimatori:

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IO SONO LA MADRE

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Io sono la Madre. Colei che tiene il fuoco acceso. Il nume tutelare.

Che accetta la legge di Zeus

portata in dono ai mortali:

«Saggezza attraverso il dolore».

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Io sono la Madre.

Colei che attende i figli e il marito per cena.

Che sbatte le uova con forza,

che accende il forno,

che alza la radio

per coprire il rumore dei pensieri.

Che sfiora il bicchiere preferito,

il segnalibro raggelato su una data,

le chiavi di casa con l’orso polare.

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I’m the Mother.

Colei che grida  «perchè?» alle Moire inflessibili.

Colei che sente il proprio viso deformarsi  nel pianto,

che si asciuga gli occhi

con un  tovagliolo

o il bordo del lenzuolo.

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Je suis la Mère

qui attend son petit fleur…

Colei che aspetta, che si lava il viso, che atteggia un sorriso.

Che ogni giorno accoglie i superstiti

che tornano a casa.

Chaque jour.

Che sa che un cavalluccio marino

non tornerà a cavalcare le onde.

Eppure sorride,  ricaccia le lacrime e attende.

Aspetta gli altri,

che ridono salendo le scale.

E sente che anche loro si dipingono un sorriso,

prima di aprire la porta.

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Ich bin die Mutter.

Colei che guarda i figli crescere.

Che guarda i figli degli altri

crescere.

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Passeggini e  bambini…

un pugno nello stomaco.

Dolore sordo all’ascolto

di piccole voci in giardino.

Non si regge un dolore così.

Eppure ti tempra e ti forgia,

mentre ti sbudella.

Ti sventra, ti eviscera

dolore argentato di pesce sventrato.

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Dolo, dolor, dolore: ha un suono dolce,

radice di dolcezza…

Dòleo: sento male, mi dolgo.

Sensazione spiacevole che affligge.

Dolenza, dispiacere,

desolazione, disperazione.

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Deflagrazione di bomba

scoppiata dentro.

Schegge di metallo

conficcate ovunque,

sparate a raggiera, disseminate.

Basta aprire un cassetto,

toccare un libro,

sfiorare una chiave.

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Oggetti tuoi,

che vivono senza di te,

e si consumano

e invecchiano.

E si coprono di polvere.

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Mentre tu,

fatto aquilone,

forse guardi dall’alto

questa distruzione.

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25.05.12

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Epitaffio ad Erotion

A voi, padre Frontone e madre Flaccilla, affido/ questa bambina, mia gioia e tenerezza,/perché la piccola Erotion non si impaurisca per le nere ombre/ e  per  la bocca mostruosa del cane infernale./ Se fosse vissuta ancora sei giorni/ avrebbe trascorso il sesto inverno./ Che giochi lietamente tra questi vecchi protettori/ e balbetti gioiosa il mio nome./ Non ricopra le tenere ossa una rigida zolla e tu,/ terra, non essere pesante per lei: non lo è stata lei per te.

(Marziale, Epigr. V, 34)

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Ecco altre immagini di Jesús Urzagasti e Sulma Montero a Vicenza, il mattino dopo la lettura ai Chiostri di Santa Corona.

Anche stavolta le foto sono di Silvio Lacasella e Stefano Strazzabosco.

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Ieri si è tenuto l’ultimo incontro di dire poesia 2012, che ha coinciso col primo di Libriamo2012.

Questo blog continuerà a la sua attività ancora per qualche tempo, per poi tornare a inabissarsi nei suoi anfratti carsici.

Oggi intanto pubblichiamo le immagini della visita in città di Jesús Urzagasti, che ha chiuso la rassegna con grande intensità e autorevolezza, mentre il cielo si riempiva di nuvole di impressionante bellezza.

Le foto, in cui Urzagasti è spesso ritratto insieme alla moglie, la poetessa Sulma Montero, sono state scattate da Silvio Lacasella e da Stefano Strazzabosco.

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Mentre segnaliamo l’intervista di Silvia Ferrari apparsa su “Il Giornale di Vicenza” di ieri e il lancio dell’appuntamento di oggi su RaiNews24, pubblichamo l’inedito di Jesús Urzagasti, in originale e in traduzione italiana.

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L’incontro con Urzagasti, che leggerà la sua poesia oggi, mercoledì 13 giugno, ai Chiostri di Santa Corona di Vicenza (ore 18.00; presentazione e traduzioni di Claudio Cinti e Fernando Marchiori), concluderà dire poesia 2012, passando il testimone al festival letterario Libriamo 2012, di cui è l’evento inaugurale. Dal 13 al 17 giugno, Libriamo ospiterà più di 40 eventi, tra presentazioni e incontri con autori ed editori. L’edizione di quest’anno è dedicata al grande uomo di cultura, editore, narratore, poeta, incisore, scultore vicentino Neri Pozza, di cui ricorre il centenario della nascita.

Prima dell’inedito di Urzagasti, qualche immagine della preparazione dei fogli e della plaquette all’Officina. Il piccolo e bel drappello di cooperanti è capitanato da Daniela Caracciolo (che ringraziamo con i suoi studenti).

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ESCRITO EN EL AIRE

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Has perdido todo

por ganar un mundo

donde cabe el infinito olvido

y también la llave azul del río

donde incluso cabe

eso que has perdido

por ganar un mundo.

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La Paz diciembre 25 de 2011

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SCRITTO NELL’ARIA

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Tutto hai perduto

per guadagnare un mondo

che contiene l’oblio infinito

e la chiave azzurra di un fiume

che contiene perfino

quel che hai perduto

per guadagnare un mondo.

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Traduzione di Claudio Cinti

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Comunicato Stampa

 

Mercoledì 13 giugno, ai Chiostri di Santa Corona,

 l’ultimo appuntamento con la poesia internazionale

per la rassegna promossa dal Comune di Vicenza e da Intesa Sanpaolo

VICENZA: TRA REALTA’ E SUGGESTIONE,

JESÚS URZAGASTI CHIUDE L’EDIZIONE 2012

DI DIRE POESIA  

Introducono Claudio Cinti e Fernando Marchiori.

L’incontro è in collaborazione con Libriamo2012

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(Vicenza – 11.06.2012) – Chiude con uno dei massimi scrittori boliviani viventi, l’edizione 2012 di Dire Poesia: sarà infatti Jesús Urzagasti l’ultimo ospite della rassegna proposta dal Comune di Vicenza e da Intesa Sanpaolo. L’appuntamento, realizzato in collaborazione con Libriamo, è programmato per mercoledì 13 giugno (ore 18) ai Chiostri di Santa Corona a Vicenza. L’incontro sarà introdotto dal poeta, editore e traduttore Claudio Cinti e dallo studioso e scrittore Fernando Marchiori. Claudio Cinti, insieme a Silvia Raccampo (che non potrà essere presente), ha tradotto e curato l’edizione italiana di quasi tutta la poesia dell’autore, confluita nella recentissima antologia L’albero della tribù (Il Ponte del Sale, 2012).

La scrittura di Jesús Urzagasti vive delle suggestioni della letteratura sudamericana: “Urzagasti – spiega il curatore di Dire Poesia, Stefano Strazzabosco – mescola sapientemente l’osservazione precisa della realtà con il lievito della visionarietà più suggestiva; nei suoi libri, che siano in prosa o in versi, si aggira sempre lo spirito delle culture preispaniche, combinato con tecniche letterarie sofisticate e affascinanti. L’effetto è quello di uno spaesamento salutare: non fuori, ma dentro la realtà più profonda e sotterranea dell’essere umano e, specialmente, della storia frantumata dell’America latina”. (altro…)

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Comunicato Stampa

 

Giovedì 7 maggio, nella Loggia del Capitaniato di Vicenza, vari poeti si sfideranno in una performance inedita

LE PAROLE IN GARA DEL POETRY SLAM

E LA SEZIONE OFF DELLA RASSEGNA:

VOCI NUOVE A DIRE POESIA

Sabato 9 maggio, invece, la parola passa agli emergenti Cristina Alziati e Andrea Longega ospiti de l’Officina Arte Contemporanea

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(Vicenza – 05.06.2012)  –  Un poetry slam con vari poeti in gara e una serata riservata alla sezione off della rassegna, con gli emergenti Cristina Alziati e Andrea Longega: saranno due appuntamenti dedicati alle novità, quelli che aspettano il pubblico di Dire Poesia a Vicenza i prossimi 7 e 9 giugno.

La rassegna proposta dal Comune di Vicenza e da Intesa Sanpaolo propone infatti due momenti che si differenziano dai precedenti incontri del cartellone, che ha ospitato le voci poetiche più affermate della letteratura contemporanea.

Giovedì 7 giugno (ore 21), nella Loggia del Capitaniato di Vicenza, Carlo Presotto condurrà “POETRY SLAM”, una sfida di improvvisazione poetica orale che vedrà vari poeti in gara. Si tratta di una proposta nuova per il festival, che Dire Poesia attinge soprattutto dai Paesi anglosassoni, dov’è pratica molto diffusa. I poeti, dunque, leggeranno, declameranno e reciteranno i loro versi davanti al pubblico e a una giuria popolare e verranno valutati sulla base di tre elementi: i testi, la capacità di presentarli in modo interessante e il gradimento dei presenti. I concorrenti potranno iscriversi liberamente la sera stessa dello slam (ci sono ancora dei posti disponibili); la giuria verrà estratta a sorte tra il pubblico della serata, al termine della quale sarà proclamato il poeta vincitore.

Due giorni dopo, sabato 9 giugno (ore 18), la rassegna prosegue all’Officina Arte Contemporanea di Vicenza con Dire Poesia off, la sezione che ogni anno è dedicata a chi ancora non ha la notorietà o la visibilità di cui godono i colleghi più affermati. Protagonisti saranno i poeti Cristina Alziati e Andrea Longega. “Entrambi hanno pubblicato pochi libri – commenta il curatore del festival, Stefano Strazzabosco – ed entrambi hanno però saputo convincere critici e lettori per la qualità dei loro testi, peraltro molto diversi tra loro. Cristina Alziati, originaria di Milano ma residente a Berlino, ha esordito nel 1992 con una silloge presentata con grande convinzione da Franco Fortini. La raccolta, una volta uscita in volume (2005), ha vinto il Premio Internazionale di Poesia Pier Paolo Pasolini. La sua voce, tornata forte anche nel suo libro più recente, (Come non piangenti, Marcos y Marcos, Milano 2011), è stata salutata da vari critici come una delle più convincenti, eleganti e intense della nuova poesia italiana. Andrea Longega, veneziano residente a Murano, è stato invece accolto come l’erede di una tradizione poetica in dialetto che riesce a mescolare, in apparenza senza sforzo alcuno, la semplicità del dettato con la profondità dei contenuti, ottenendo versi di grande musicalità e immediatezza. Il suo ultimo libro, che riunisce e rielabora anche testi già usciti in plaquette e riviste, è ancora fresco di stampa, ma è stato a sua volta giudicato un piccolo capolavoro di pensosa leggerezza (Finìo de zogàr, Il Ponte del Sale, Rovigo 2012)”.

Per Dire Poesia off, inoltre, i due poeti si presenteranno a vicenda, offrendo così anche un breve saggio delle rispettive sensibilità critiche, e regalando al pubblico un dialogo inedito (gli autori non si sono mai incontrati). (altro…)

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Mario Meléndez a Vicenza

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Pubblichiamo la prima serie di immagini di Mario Meléndez a Vicenza.

Documentano la lunga marcia di avvicinamento (con armi e bagagli), l’ormai rituale “messa al muro” dei poeti, la degustazione del caffè poeticamente corretto in un bar del centro, la lettura a Palazzo Leoni Montanari. In molti scatti Mario è insieme a sua moglie Alba, che ha anche letto alcune traduzioni al pubblico.

Le foto sono di Silvio Lacasella.

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Pubblichiamo l’inedito che ci è pervenuto da Manuel Alegre, e che come sempre sarà stampato dai torchi a caratteri mobili di Giovanni Turria all’Officina arte contemporanea.

La ballata di Alegre, scritta riprendendo una forma metrica della letteratura lusitana delle origini, sta riscuotendo un enorme successo in Portogallo, dove la crisi impoverisce la popolazione al punto da spingere molti cittadini a emigrare per cercare fortuna nelle ex colonie o altrove.

Manuel Alegre leggerà le sue poesie domani, mercoledì 23 maggio, alle ore 18.00, nel Salone di Apollo di Palazzo Leoni Montanari, a Vicenza. La prof.ssa Sandra Bagno, dell’Università di Padova, avrà il compito di introdurre e di tradurre le parole del poeta.

Per l’occasione, oltre alla Ballata riprodotta qui sotto, sarà disponibile anche la plaquette Ci sarà un altro mare, cura e traduzione di Giulia Lanciani, acquerelli di Mark Frisch, Edizioni del Bradipo, Lugo di Ravenna 2011.

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BALADA DOS AFLITOS

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di Manuel Alegre

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Irmãos humanos tão desamparados

a luz que nos guiava já não guia

somos pessoas – dizeis –  e não mercados

este por certo não é tempo de poesia

gostaria de vos dar outros recados

com pão e vinho e menos mais valia.

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Irmãos  meus que passais um mau bocado

e não tendes sequer a fantasia

de sonhar outro tempo e outro lado

como  António digo adeus a Alexandria

desconcerto do mundo tão mudado

tão diferente daquilo que se queria.

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Talvez Deus esteja a ser crucificado

neste reino onde tudo se avalia

irmãos meus sem valor acrescentado

rogai por nós Senhora da Agonia

irmãos meus a quem tudo é recusado

talvez o poema traga um novo dia.

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Rogai por nós Senhora dos Aflitos

em cada dia em terra naufragados

mão invisível nos tem aqui proscritos

em nós mesmos perdidos e cercados

venham por nós os versos nunca escritos

irmãos humanos que não sois mercados.

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BALLATA DEGLI AFFLITTI

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Fratelli umani così abbandonati

la luce che guidava più non guida

siamo persone – dite – e non mercati

questo di certo non è tempo di poesia

vorrei recare a voi altri messaggi

con pane e vino e meno plusvalore.

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Fratelli miei che in questa brutta ora

non vi rimane neppur la fantasia

di sognare altri tempi e altri lidi

come Antonio a Alessandria dico addio

disordine di un mondo sì mutato

sì diverso da quel che si voleva.

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Forse stanno crocifiggendo Iddio

in questo regno dove tutto è soldi

fratelli miei senza valore aggiunto

prega per noi Signora dell’Agonia

fratelli miei a cui tutto è negato

vi porti forse un nuovo giorno la poesia.

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Prega per noi Signora degli Afflitti

ogni giorno in terra naufragati

mano invisibile ci ha qui proscritti

in noi stessi perduti e accerchiati

vengano a noi i versi mai scritti

fratelli umani che non siete mercati.

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Traduzione di Sandra Bagno

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E’ la prima volta che capita, in quattro anni: con dispiacere, siamo costretti ad annunciare che il poeta bosniaco Abdulah Sidran non potrà venire a Vicenza, per gravi motivi di salute.

Auguriamo a Sidran di ristabilirsi completamente: faremo voti perché ciò accada al più presto.

L’appuntamento del 25 maggio, organizzato in colaborazione tra Dire poesia e il Festival Biblico, non sarà cancellato: a Palazzo Leoni Montanari (ore 18.00) arriverà il poeta cileno Mario Meléndez, su cui torneremo tra non molto.

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Mario Meléndez

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