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Posts Tagged ‘stefano strazzabosco’

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Fernando Bandini è nato nel 1931 a Vicenza, dove è scomparso il 25 dicembre del 2013. La prima raccolta poetica, Pianeta dell’infanzia, appare nel 1958 all’interno del secondo volume dei Nuovi poeti curato da Ugo Fasolo e patrocinata da Neri Pozza. Nel 1962 sempre Neri Pozza lo fa esordire con una raccolta autonoma, In modo lampante. Le raccolte successive: Per partito preso (Neri Pozza, 1965), Memoria del futuro (Mondadori, 1969), La mantide e la città (Mondadori, 1979), Il ritorno della cometa (Garzanti, 1985), Santi di dicembre (Garzanti, 1994), Meridiano di Greenwich (Garzanti, 1998), Dietro i cancelli e altrove (Garzanti, 2007), Quattordici poesie (L’Obliquo, 2010). L’opera poetica è oggi raccolta in Tutte le poesie (a cura di Rodolfo Zucco, introduzione di Gian Luigi Beccaria, saggio biografico di Lorenzo Renzi, Mondadori, 2018). Ha ottenuto il Premio Lerici Pea alla carriera, il Librex Montale e il Viareggio alla carriera, accanto ai premi per la poesia latina nell’ambito della quale è stato il più importante poeta italiano in latino del secondo Novecento, come Pascoli per l’Ottocento. La sua terza lingua poetica, sempre considerata alla pari, è il dialetto. Ha tradotto, oltre che dal latino e dal greco e dal Vangelo, una scelta di Fleurs du mal di Baudelaire (1994), Le bateau ivre di Rimbaud (2007) e le poesie del trovatore provenzale Arnaut Daniel. Critico letterario e storico della letteratura, è stato docente di metrica e stilistica all’università di Padova, nonché presidente dell’Accademia Olimpica di Vicenza.

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I lettori, a oggi: Andrea Afribo, Mariasole Ariot, Armando Bertollo, Bruno Biasiolo, Stefania Bortoli, Maurizio Casagrande, Alessandra Conte, Mirko Cremasco, Nicola D’Angelo, Delia Fracaro, Giuseppe Franceschetto, Marco Ghiotto, Giovanna Grossato, Stefano Guglielmin, Elena Imbrunito, Michela Imbrunito, Francesca Lazzari, Stefano Mano, Martina Marangon, Rossella Pretto, Sebastiana Savoca, Stefano Strazzabosco, Giovanni Turra Zan, Giovanni Turria, Zelda Zanobini.

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Per l’occasione i torchi a caratteri mobili di Giovanni Turria stamperanno un inedito di Bandini, grazie alla cortesia di Nicola D’Angelo.

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Altri aggiornamenti più avanti… chiunque voglia aggiungersi è benvenuto.

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Sabato 17 giugno alle ore 19 presso Porto Burci Cristina Alziati presenterà la sua raccolta poetica più recente, Quarantanove poesie e altri disturbi (MarcosyMarcos, Milano 2023).

La raccolta esce a undici anni di distanza dalla precedente, Come non piangenti, che a suo tempo venne presentata anche a dire poesia. Con questo nuovo libro, Cristina Alziati conferma di essere una delle voci più significative della poesia contemporanea, capace di intrecciare la storia personale e quella collettiva in testi di assoluto, cristallino splendore.

Il sito della casa editrice aggiunge quanto segue:

Sensibili e misteriose, le poesie di Cristina Alziati sono nitide visioni dal buio o “dal chiarore dell’inesistenza”.
Toccano ringhiere di cenere, le piante sotto la corteccia.
Provano intimità universali tra chiazze d’ossido, nuvole e terra; raccontano la ruggine dei rovi, deserto che non c’era.
Attraversano grandi stanze semivuote, una piccola folla in cucina.
Salgono le scale in silenzio, scampate al naufragio; viaggiano sui tetti dei treni. “Non temono le spine”.
A undici anni di distanza dal libro precedente,
Come non piangenti, torna una tra le voci più potenti e spiazzanti della poesia contemporanea.

L’incontro, durante il quale verranno letti vari testi tratti dalla raccolta, è coordinato da Stefano Strazzabosco.

L’ingresso è libero.

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Cristina Alziati è nata nel 1963 e ha studiato filosofia. Vive a Bolzano. Il suo esordio poetico risale al 1992, quando una sua silloge, presentata con grande convinzione da Franco Fortini, esce in un’antologia. Nel 2005 pubblica il suo primo libro, A compimento (Manni), che nel 2006 si aggiudica il Premio internazionale di poesia Pier Paolo Pasolini e giunge finalista al Premio Viareggio-Opera prima. Nel 2011 Marcos y Marcos dà alle stampe Come non piangenti, Premio Marazza (2012), Premio Pozzale – Luigi Russo (2012) e premio Premio Stephen Dedalus-Pordenonelegge (2013); la raccolta ispira Carlo Boccadoro, che compone Quattro liriche su versi di Cristina Alziati per mezzosoprano e pianoforte (Ricordi, 2013).

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qualche foto dell’incontro virtuale con Antonella Anedda presso lo Spazio Voll: queste sono di Marta e di Saverio, che ringraziamo.

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Ecco l’inedito che ci ha mandato il poeta Agustín Jiménez in vista dell’incontro on-line del prossimo mercoledì 7 dicembre (Porto Burci, ore 18.30), quando con Luigi Amara – sempre in collegamento da Città del Messico – presenteremo il libro Wirikuta (La Vencedora, 2022).

La parola axolotl identifica un anfibio (Ambystoma mexicanum; si pronunica “asciolòtl”) a grave rischio di estinzione per fattori come la pesca, l’inquinamento e la perdita del proprio habitat. Peraltro, questa sorta di salamandra è piuttosto affascinante:

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AXOLOTL

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En días de niebla,

dioses del arcoíris:

son ajolotes.

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AXOLOTL

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Nei giorni di nebbia,

dèi dell’arcobaleno:

sono axolotl.

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Come sempre, il foglietto con la poesia Axolotl stampata dai torchi di Giovanni Turria sarà distribuito gratuitamente a chi parteciperà all’incontro (fino all’esaurimento delle copie disponibili):

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Infine, chi volesse partecipare alla presentazione da remoto, può farlo collegandosi qui:

Argomento: Wirikuta
Ora: 7 dic 2022 18:20 Roma

Entra nella riunione in Zoom
https://unipd.zoom.us/j/83905792073?pwd=d0JkZWFSK1o5RUNIWFJSbEdMWFdNQT09

ID riunione: 839 0579 2073
Passcode: 896321

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La salamandra axolotl | Fatti e curiosità! - FocusJunior.it

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…ma che ore saranno…? e che giorno, che mese, quale anno? yaaaaawnn…

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Sabato 29 settembre alle ore 18.30, presso il Porto Burci di Vicenza, Maurizio Casagrande, Mauro Sambi e Stefano Strazzabosco leggeranno dai rispettivi libretti editi recentemente da Ronzani Editore nella collana Qui e altrove. Manifesti di poesia contemporanea.

Verranno letti anche testi della poetessa zapoteca messicana Natalia Toledo.

Introdurrà l’incontro Matteo Vercesi, direttore della collana e studioso di letterature dialettali.

L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

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Maurizio Casagrande è nato a Padova nel 1961 e insegna Lettere nelle scuole superiori. Per il Ponte del Sale di Rovigo ha pubblicato la raccolta Sofegòn carogna (2011). Del 2015 sono la silloge Pa’ vèrghine ave, Le Voci della Luna (Premio Renato Giorgi, Sasso Marconi) e la plaquette Soto ‘a nogara, ma fora stajòn, La Vencedora, Coyoacán, México – Vicenza. Nel 2016 ha ottenuto il premio «Giuseppe Malattia della Vallata» per alcune liriche inedite, ora incluse nella raccolta Dàssea ‘nare, di prossima pubblicazione presso il Ponte del Sale. Collabora occasionalmente con le riviste «Letteratura e dialetti», «La Battana», «Verifiche» ed è redattore di «In aspre rimE».

 

 

“Una scrittura che opera per sottrazione e non per sovrabbondanza, quella di Casagrande, congerie di suoni talvolta aspri e stridenti che, come un lento e multiforme processo di raffreddamento del magma, risale le profondità della terra come un fuso viscoso, cristallizzando figurazioni sedimentatesi in una memoria al contempo individuale e collettiva e impastando elementi eterogenei: natura, cultura, senso di comunità e interrogazione sulla dimensione dello scorrere del tempo, nella ricerca dolente di una pacificazione di tensioni che confliggono” (dall’introduzione di Matteo Vercesi).

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Mauro Sambi (1968) è nato e cresciuto a Pola, in Croazia. Vive a Padova dal 1987, dove è Professore ordinario di chimica generale e inorganica. Ha esordito nel 1998 con la silloge Di molte quinte vuote (Premio Città di San Vito al Tagliamento), confluita nel 2010 ne L’alloro di Pound. Poesie 1994-2009 (Edit, Fiume). Nel 2015 ha pubblicato Diario d’inverno (LietoColle, Faloppio).

 

 

Una scoperta del pensiero e altre fedeltà, volume ampliato rispetto alla precedente plaquette, “si nutre di contaminazioni, citazioni più o meno occulte, varianti, rifacimenti, traduzioni, per lo più da testi classici o inglesi. Seguendo il più antico degli ammonimenti, Sambi si fa strada nel solco della tradizione con quello che potremmo chiamare uno sperimentalismo conservatore” (dall’introduzione di Bruno Nacci).

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Stefano Strazzabosco (Vicenza, 1964), dopo aver insegnato Lettere alle scuole superiori, ora vive tra la sua città natale e Città del Messico, dove lavora come professore di Letteratura italiana a contratto presso la UNAM (Universidad Nacional Autónoma de México), l’Istituto Italiano di Cultura e altre istituzioni. Ha pubblicato saggi, traduzioni, il monologo teatrale Tina. Masque su Tina Modotti (2007 e 2016) e le raccolte di poesia Racconto (1995), Dímmene tante (2003), Blister (2009), 66 (2013), P – Planh per Pier Paolo Pasolini (con fotografe di Graciela Iturbide e scritti di Michele Presutto e Juan Gelman, 2014), TT ZZZZZ – Cantos de las hormigas (con disegni di Francisco Soto, 2015), Dimmi (2015), Poemas de bolsillo (2016), Estar (2016), Alba (con una prefazione di Marco Munaro e un inchiostro di Fulvio Testa, 2018).

 

 

“Sono poesie “mature” queste di Strazzabosco, che stanno in calcolato equilibrio tra la tentazione lirica, che nel poeta affiora con naturalezza, e la pressione ruvida della realtà. Strazzabosco soffre la realtà, ma la soffre in senso morale, e questo conferisce al suo progetto poetico una consistenza che non avrebbe se fosse soltanto, e non è, una pura sequenza di versi abilmente allineati. Il risultato è che la poesia di Strazzabosco sta miracolosamente in bilico tra l’ansia di assoluto, che si intravvede sullo sfondo, e l’aderenza alle cose, al quotidiano, all’ordinario” (dall’introduzione di Paolo Lanaro).

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Natalia Toledo (Juchitán, Oaxaca – Messico, 1967) scrive in zapoteco e in spagnolo. Ha studiato presso la Escuela General de Escritores Mexicanos. In edizioni bilingue ha pubblicato i racconti Guendaguti ñee sisi (La morte piedi leggeri, 2005; tradotto in mixteco, chinanteco e mixe); Dxiidxa’ xti’ lexu ne gueu’ (Il coniglio e il coyote, 2008; tradotto in inglese e in maya); Ba’du’ qui ñapa luuna’ (Il bambino che non ebbe un letto, 2013); le raccolte di poesia Paradiso di fessure (1992); Donne di sole, donne d’oro (2002; tradotto in francese); Fior di palude. Antologia personale (2004); Olivo nero (2005, Premio Nezahualcóyotl di Letteratura in Lingue Indigene, tradotto in inglese). La raccolta bilingue Deche bitoope – El dorso del cangrejo (Il dorso del granchio), da cui sono tratti i testi di Zapotechi, è uscita per le Edizioni Almadía di Oaxaca nel 2016.

 

 

“Ciò che più colpisce nella poesia di Natalia Toledo è l’espressione di una profonda empatia tra Natura e Soggetto: non solo una vicinanza ma un’intimità, quasi un sovrapporsi di tratti. La poesia della Toledo è anche intrinsecamente politica, ma specie in questi testi pare più attenta a descrivere e raccontare soprattutto la condizione femminile nelle comunità zapoteche dell’Istmo di Tehuantepec e dello Stato messicano di Oaxaca: ampie zone in cui la presenza indigena è ancora maggioritaria, e anche le varietà linguistiche autoctone sono ben vive, sotto e accanto allo Spagnolo veicolare” (dall’introduzione di Stefano Strazzabosco).

 

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Pubblichiamo qualche foto della presentazione di Berenice al Der Ruf di Vicenza; le immagini sono tratte quasi tutte dal blog The soul in the mirror di Teresa Francesca Giffone, che ringraziamo.

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Ieri sera le sale della Villa Cordellina di Montecchio Maggiore risuonavano di splendide voci: quelle dei poeti venuti di persona a leggere i propri testi (Luciano Caniato, Luciano Cecchinel, Andrea Longega, Marco Munaro); quelle degli autori letti dai curatori dell’antologia, Maurizio Casagrande e Matteo Vercesi (Fernando Bandini, Luigi Bressan, Fabio Franzin, Nerina Noro, Romano Pascutto, Eugenio Tomiolo); quella di Patrizia Laquidara, che ha cantato tre pezzi in dialetto veneto dialogando alla perfezione coi testi dei poeti.

Pubblichiamo qualche immagine a ricordo dell’incontro. Le foto sono state scattate da Giovanni Turria e da Nicola D’Angelo, che ringraziamo.

Un altro resoconto della serata è leggibile qui.

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Berenice001

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Arriva sabato 31 maggio, ed è il primo dei due fuori programma che la (buona) sorte ha concesso. Del secondo diremo a suo tempo, sarà ghiotto.

Berenice entrerà a Vicenza da Porta Padova e si fermerà al Der Ruf (in Contrà Porta Padova 89), ospite degli amici dell’Associazione Le Cinigie.

Berenice arriverà accompagnata da Marco Munaro, e non potrebbe essere altrimenti: Munaro la porta sempre con sé, chiusa nella sua gabbia toracica.

A renderle omaggio, tra gli altri, Maurizio Casagrande e Stefano Strazzabosco (cercheranno di liberarla?).

L’arrivo è previsto per le 18.30. L’ingresso è libero.

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L’amore che porto puro

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eri davanti a me ferita

nella selva dei nostri pensieri

ti colava da un fianco e dalla voce una sola

vita di parole e sangue

e il tuo naso i meandri

io impaurito

di ogni abbraccio che disegnavo

con ampi gesti da te intuiti

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non siamo?

Non siamo, ciechi, che nobiltà

fatta sguardo e ardore

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ma trattentuo sai l’annuncio la fine ogni spigolo

osso io so di te

l’amore che porto puro, e il mito?

le dissolvenze senza veli

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nella selva senza veli ferita

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da Marco Munaro, Berenice, Il Ponte del Sale, Rovigo 2014; p. 54.

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Qualche immagine di Armando nel cerchio di piombo.

Gli scatti sono di Luigi Bianco, che ringraziamo.

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