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Seconda serie di foto, scattate da Silvio Lacasella la mattina dopo la potente, coinvolgente e gremitissima performance di Natalia Molebatsi e Simone Serafini a Vicenza.

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Ringraziamo RaiNews24, che parla nuovamente di Dire poesia presentando l’incontro di oggi con Natalia Molebatsi (Palazzo del Monte – ViArt, ore 18.00).

Segnaliamo anche l’intervista di Milena Nebbia uscita oggi su “Il Giornale di Vicenza”.

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La poetessa sudafricana sarà accompagnata da Simone Serafini (contrabbasso) e introdotta da Marco Fazzini.

Sarà presente anche il fotografo Pino Ninfa, con una serie di immagini del Sudafrica.

L‘inedito di Natalia stampato da Giovanni Turria dell’Officina arte contemporanea sarà distribuito gratuitamtente al pubblico, mentre nei bar del centro saranno disponibili i cartigli per correggere il caffè con qualche verso della Molebatsi.

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Comunicato Stampa

 

Domenica 6 maggio, a Palazzo del Monte ViArt di Vicenza, arriva al quarto appuntamento la rassegna dedicata alla parola poetica

DAL SUDAFRICA, NATALIA MOLEBATSI

CONTRO TUTTE LE GUERRE:

A DIRE POESIA LA PAROLA è MUSICA

L’evento è organizzato in collaborazione con Vicenza Jazz. Con l’autrice il contrabbassista Simone Serafini e le fotografie di Pino Ninfa

(Vicenza – 02.05.2012)  –  È considerata una delle voci poetiche sudafricane più importanti della generazione del post-apartheid; il suo percorso artistico sperimenta incroci tra canto e recitazione, tra generi e forme di espressione differenti, ed è caratterizzato dall’impegno contro tutte le guerre e tutte le discriminazioni: la prossima protagonista di Dire Poesia 2012 sarà Natalia Molebatsi, giovane spoken word artist (artista della parola parlata) originaria di Tembisa (Sudafrica).

L’appuntamento, proposto dal Comune di Vicenza e da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Vicenza jazz, è programmato a Palazzo del Monte – ViArt (Vicenza) per domenica 6 maggio alle 18, e sarà introdotto da Marco Fazzini, docente universitario e traduttore.

Natalia Molebatsi, dopo George Elliott Clarke, è la seconda esponente della spoken poetry (poesia parlata) ospitata nell’edizione 2012 di Dire Poesia. Nata nel 1981, sin dal 2005 si è esibita a fianco di importanti artisti e autori, tra i quali il Premio Nobel Nadine Gordimer, John Sinclair, Paul Polansky (già ospite di Dire Poesia 2012), Lance Henson, Carmen Yáñez; in ambito musicale, ha condiviso il palco, tra gli altri, con Mulatu Astatke, Aswad, Assalti Frontali, Hip Hop Pantusla.

Nelle sue performance, Molebatsi spesso trasforma la parola parlata in canto, fondendola con molteplici ritmi e generi musicali (blues, dub, jazz, hip hop, reggae). E la musica sarà infatti co-protagonista dell’appuntamento: ad accompagnare la scrittrice ci sarà il contrabbassista Simone Serafini. Sullo sfondo della performance, gli scatti di Pino Ninfa: fotografo che da sempre documenta il mondo del jazz, include la musica nei suoi lavori grazie ai progetti multimediali intrapresi al fianco di artisti italiani come Paolo Fresu e Stefano Bollani. (altro…)

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Ecco l’inedito che ci ha mandato George Elliott Clarke e che, come sempre, verrà stampato dai torchi a caratteri mobili dell’Officina e distribuito gratuitamente a quanti verranno il 16 aprile (ore 18.00) al Ridotto del Teatro Comunale di Vicenza:

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©Facphotum

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Da una stanza

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La luce del sole risciacqua il mare sdrucito dal vento, lo intorbida.

Il frangente dinoccolato mormora e mugola. Odo

Il frusciare tra la seta – tu, che t’agiti, che ti desti,

Lasciando che i capelli m’imbroncino il viso,

Fin quando la luce si fa latitante, e tu ti fai fumosa

E umida, una Venere oceanica, mentre io devo affogare

In fiamma equivalente – il tuo crepuscolo di bianco calore

È scuro e bello come il vino rosso …

Una luce d’un rame differente lievita

Sopra le nostre forme – dono del sudore – mentre la vigilia

Vira la lucentezza bordeggiata del mare, e dentro ci leviga ombre.

Il nostro lucore scorre con cerimonia da chandelier,

Soleggia la carne che un tempo era fredda come specchio, così ora

Bruciamo come prosecco – schiumanti, struggenti.

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Traduzione di Marco Fazzini

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Ecco il programma generale di Dire poesia 2012.

 

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mercoledì 21 marzo, ore 18.00

Andrea Afribo introduce

Umberto Fiori

Palazzo Leoni Montanari

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lunedì 16 aprile, ore 18.00

Giulio Marra introduce

George Elliott Clarke (Canada)

con Bruno Censori e Gionni Di Clemente (chitarre)

Ridotto del Teatro Comunale

in collaborazione con il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia

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venerdì 27 aprile, ore 18.00

Roberto Nassi introduce

Paul Polansky (U.S.A.)

Palazzo Trissino (Sala degli Stucchi)

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domenica 6 maggio, ore 18.00

Marco Fazzini introduce

Natalia Molebatsi (Sudafrica)

con Claudio Fasoli (sax & electronics) e Simone Serafini (contrabbasso)

Fotografie di Pino Ninfa

Palazzo del Monte – ViArt

in collaborazione con Vicenza Jazz

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sabato 12 maggio, ore 18.00

Marco Munaro introduce

Anna Maria Farabbi

con Rossano Emili (sax baritono, clarinetto) e Angelo Lazzeri (chitarra)

Palazzo Leoni Montanari

in collaborazione con Vicenza Jazz

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mercoledì 23 maggio, ore 18.00

Sandra Bagno introduce

Manuel Alegre (Portogallo)

Palazzo Leoni Montanari

in collaborazione con la Cattedra Manuel Alegre dell’Università di Padova

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venerdì 25 maggio, ore 18.00

Piero Del Giudice introduce

Abdulah Sidran (Bosnia-Erzegovina)

Palazzo Leoni Montanari

in collaborazione con il Festival Biblico

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giovedì 7 giugno, ore 21.00

Carlo Presotto conduce

Poetry slam (dieci poeti in gara)

Loggia del Capitaniato

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sabato 9 giugno, ore 18.00

Dire poesia off:

Cristina Alziati

Andrea Longega

L’Officina arte contemporanea

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mercoledì 13 giugno, ore 18.00

Claudio Cinti e Silvia Raccampo introducono

Jesús Urzagasti (Bolivia)

Chiostri di Santa Corona

in collaborazione con Libriamo

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John Langshaw Austin l’avrebbe chiamato uso performativo del linguaggio (“How to do things with words”, 1962).

Per noi è stata una festa di musica, ritmo, parole; un esempio di quella spoken word poetry di cui John Akpata è uno degli artisti più brillanti, in Canada e altrove.

Di seguito, un breve compendio di akpatologia:

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Pubblichiamo una poesia di John Akpata.

Il testo è inedito in Italia. La traduzione è di Marco Fazzini.

Per la versione video: http://johnakpata.wordpress.com/

 

What do you know about love?

she looked at me

she looked into me

she put a pause button on the entire universe and she looked right through me

what do you know about love

what do i know about love

i closed my eyes i turned my face away

what do i know about love

what could i possibly say

didn’t you and i just finish making love

didn’t you and i naturally unify our bodies together beautifully

with skin slapping together like a symphony

out of a desire that has existed for years mutually

flirtations have existed opportunistically like

i’m sitting on a bench in a park writing a poem

you are sitting on a blanket reading a book under a tree

you catch me shooting glances at you

and i catch you shooting glances at me

and you catch me shooting smiles at you

and i catch you shooting smiles at me

our eyes meet

you smile i smile

i stand to approach

you gather your things and you quickly walk away

the very next day

i’m chilling in the club with my homies

you come up to me you stand in my space

you look in my eyes you smile at my face you say nothing

and then you quickly walk away

do you have any idea how much i fell in love with you

every single one of those moments

on every single one of those days

and you are asking me this most dangerous question in my bed of all places where you lay

glowing and glistening like a goddess displayed

what do i know about love

well obviously not enough

not nearly enough not nearly enough

in other parts of the world

there are different modes for love

different concepts for love

different constructs for love

different notions for love

and even though the french and italian languages are known as romance languages

in arabic

there are over 100 different words for love

over 100 different words for love

so what do i really know about love

not enough

not nearly enough not nearly enough

the youraba the ibo the myan the anka the cherokee the arawak the blackfoot the hindu

all of those people who memorized their tribal lore

they had thousands of words for love

thousands of words for love

thousands upon thousands upon thousands of words for love

so what do i really know about love

not enough

not nearly enough not nearly enough

in other parts of the world whether it is

north america south america the european or asian or african nations

a little boy

a little boy

he will rise with the sun

he will pick up a gun

he will go out into the world and do what has to be done

so he can make money

so he can buy food

to feed his family because

he loves them

and he has no other options

so what am i supposed to say to him

i get down on my hands and knees and meditate and pray for them

i hope that god and love can come and rescue them

but i’ve never done what he’s done

i never carried no gun

not for love not for money not for any one

so what do i really really really know about love

she looked at me

she looked into me

she put a pause button on the entire universe and she looked right through me

what do you know

about love

°

°

Cosa sai dell’amore?

lei mi guardò

lei guardò dentro me

pigiò il tasto di pausa sull’intero universo

lei guardò proprio attraverso me

cosa sai dell’amore?

cosa so dell’amore

chiusi gli occhi e girai il viso

cosa so dell’amore

cosa è che posso dire

non abbiamo forse tu e io appena finito di fare l’amore

non abbiamo forse tu e io naturalmente unito i corpi in maniera splendida

con la pelle che si schiaffeggiava a vicenda come in una sinfonia

per un desiderio che esiste da anni in maniera reciproca

i corteggiamenti esistono senza scrupoli come

sono seduto su una panchina del parco e scrivo una poesia

tu sei seduta su una coperta e leggi un libro sotto un albero

tu mi sorprendi mentre ti lancio occhiate

e io ti sorprendo mentre mi lanci occhiate

e tu mi sorprendi mentre ti lancio sorrisi

e io ti sorprendo mentre mi lanci sorrisi

i nostri occhi si incontrano

tu sorridi io sorrido

mi alzo per fare un approccio

tu raccogli le tue cose e te ne vai di fretta

proprio il giorno dopo

sto gelando nel club con i miei amici

tu vieni verso me e te ne stai in piedi nel mio spazio

guardi nei miei occhi sorridi al mio viso e non dici nulla

e poi di fretta te ne vai

hai per caso idea di quanto mi sono innamorato di te

davvero ognuno di quei momenti

davvero ognuno di quei giorni

e tu mi stai qui a fare questa domanda pericolosa

nel mio letto tra i tanti luoghi dove ti sdrai

nello splendore e nel bagliore d’una dea in mostra

cosa so dell’amore

beh certamente non abbastanza

non proprio abbastanza non proprio abbastanza

nelle altre parti del mondo

ci sono modalità differenti d’amore

differenti concetti d’amore

differenti invenzioni d’amore

differenti nozioni d’amore

e sebbene la lingua italiana e quella francese

sono conosciute come lingue romanze

in arabo

ci sono oltre 100 differenti parole per amore

oltre 100 differenti parole per amore

allora cosa so in realtà dell’amore

non abbastanza

non proprio abbastanza non proprio abbastanza

gli yoruba

gli ibo

i myan

gli anka

i cherokee

gli arawak

i piedi neri

gli indù

tutti questi popoli che avevano memorizzato un patrimonio tribale

possedevano migliaia di parole per amore

migliaia di parole per amore

migliaia e migliaia e migliaia di parole per amore

allora cosa so in realtà dell’amore

non abbastanza

non proprio abbastanza non proprio abbastanza

in altre parti del mondo sia che sia

in nord america in sud america o nelle nazioni europee o asiatiche o africane

un ragazzino

un ragazzino

si sveglierà per prima cosa la mattina

si sveglierà col sole

prenderà un fucile e se andrà fuori nel mondo a fare ciò che si deve

così da far soldi

così da potersi comprare del cibo

così da poter sfamare la famiglia perché

li ama

e non ha altre opzioni

ecco: si pensa che io debba dirgli

che io raccolgo le mani e mi inginocchio e medito e prego per loro

spero che dio e l’amore possano arrivare a salvarli

ma non ho mai fatto quello che ha fatto lui

non ho mai imbracciato un fucile

né per amore né per soldi né per nessuno

allora cosa so in realtà in realtà in realtà dell’amore

non abbastanza

non proprio abbastanza non proprio abbastanza

lei mi guardò

lei guardò dentro me

pigiò il tasto di pausa sull’intero universo

lei guardò proprio attraverso me

cosa sai

dell’amore?

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Il prof. Marco Fazzini ci ha gentilmente concesso di pubblicare questo stralcio di intervista a John Akpata:

Quando hai iniziato a scrivere?

Ricordo distintamente che la prima volta che ho messo il mio nome su qualcosa è stato all’età di tre anni. Poi, a nove, scrissi una poesia per il compleanno della mamma, la stampai e gliela donai. Da giovane ho scritto poesie e canzoni composte sulla chitarra, e mi divertivo molto a scrivere lettere con una certa regolarità (in realtà erano dei racconti brevi) ad amici e fidanzate. È stato all’età di 26 anni che mi resi conto che se volevo fare lo scrittore professionista dovevo prenderla sul serio, e focalizzarmi sulla scrittura come fosse un lavoro invece di scrivere per piacere e divertimento. Da quel momento mi sono dedicato alla ricerca, alla scrittura e alla curatela con ambizioni professionali. Ho smesso di scrivere su esperienze personali e mi sono interessato a fatti sociali e politici che fungono da base per tutta la mia opera. Ho iniziato a dare spettacoli pubblici all’età di 31 anni, e questo ha alterato definitivamente il corso della mia vita.

E i tuoi genitori? Ti hanno incoraggiato o no nella tua carriera?

Durante la mia giovinezza mio padre mi teneva impegnato su fatti quotidiani e su questioni mondiali, mentre mia madre (che è una lettrice vorace) mi mostrava spesso articoli da giornali e riviste che trattavano di lotte durate una vita di scrittori e autori. Quando mi misi a studiare Storia e Letteratura Inglese all’Università, furono contenti dei miei studi e delle mie ambizioni. Quando poi iniziai a lavorare nel campo della poesia politica, e divenni esplicito contro il razzismo e le ingiustizie mondiali, entrambi i miei genitori risposero con una buona dose di cautela. Mio padre era preoccupato di una reazione politica eccessiva nei miei confronti, temendo la galera o l’omicidio di stato per mettermi a tacere. La mamma era invece più preoccupata per la mia stabilità economica, e per la diminuzione delle possibilità per un mutuo, per una moglie e per dei bambini.

Quali sono gli artisti o gli scrittori ai quali ti senti più vicino?

Sono quegli artisti, poeti e scrittori politicamente impegnati nella lotta per la libertà e l’auto-determinazione. Molti vennero alla luce durante il Movimento di Liberazione Africana e il Movimento per i Diritti Civili Americani. Se posso ricordarne alcuni direi: Aimé Cesaire, C.L.R. James, Walter Rodney, Franz Fanon, Marcus Garvey, e Hubert Harrison. E poeti come Linton Kwesi Johnson, Gil Scott Heron. E musicisti come Robert Nesta Marley, James Marshall Hendrix e John Winston Lennon: la loro musica risuona spesso nelle mie cuffie o nel mio appartamento.

Ispirato da queste persone, tento sempre di includere verità e politica nella mia opera, e frammentarle in un linguaggio che ognuno può capire con facilità. Spero che la mia poesia possa essere vista come parte di un progresso rivoluzionario del genere umano, e un  piccolo contributo all’emancipazione di tutte le persone oppresse in ogni luogo e da ogni luogo.

Ma qual è l’origine di una poesia per te? Nasce da un ritmo, da una frase, da un messaggio preciso?

Per me si tratta di un’estrema reazione emotiva nei confronti del mondo che mi sta attorno. Sia che sia rabbia o dolore, gioia o felicità, tento di usare una mente logica per spiegare al pubblico le ragioni di queste mie reazioni. Il razzismo e la politica giocano un ruolo enorme in quel processo di stimolo. Tento di evocare un simile reazione nel pubblico, ma cerco anche di portare il dialogo in un luogo dove la mente logica può risolvere queste situazioni attraverso mezzi pacifici. La gente mi etichetta spesso come un “poeta politico” e non ho problemi con questo, ma la gente tralascia spesso il fatto che io sono una persona profondamente spirituale, uno che cerca di aiutare la gente a raggiungere pace nelle loro vite, aiutandoli ad articolare le questioni che li condizionano così severamente. Si spera che la gente sia innalzata ad un livello più alto di comprensione di quelle questioni che causano a molti di noi un gran dolore. Portare a loro un dialogo che possano usare in futuro per prevenire che quelle situazioni causino dei traumi in futuro. Quando recito una poesia, cerco di armare il pubblico psicologicamente ed emotivamente, come anche di esorcizzare le mie stesse frustrazioni.

(Marco Fazzini-John Akpata, febbraio 2011)

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Si avvicina il terzo appuntamento di Dire poesia 2011, quello con il poeta John Akpata.

Miglior scrittore di Ottawa nel 2005 per Xpress Readers’ Poll, spoken word artist alla CBC (Canadian Broadcast Corporation) radio e CBC television, John Akpata, giovane artista d’origine caraibica di cittadinanza canadese, è una figura poliedrica e ricca di talenti, grande interprete della slam poetry, arte che nasce dalla strada e crea un legame fra la parola e il pubblico.

Akpata è personaggio capace di catturare l’attenzione delle grandi platee con la sua ars loquendi, i suoi testi spiazzanti e la profondità dei suoi messaggi, molto spesso “scomodi” per l’establishment perché scavano nelle pieghe più profonde del disagio e delle ingiustizie sociali.

Lo scrittore, giornalista, musicista (suona numerosi strumenti fra cui chitarra, basso, djembe), conduttore radiofonico e attivista politico, conosciuto a livello internazionale, è tra gli ospiti di punta della rassegna vicentina Dire poesia. Sarà protagonista di un reading-performance delle proprie poesie domenica 3 aprile 2011 (ore 18.00) al Ridotto del Teatro Comunale di Vicenza, introdotto dal prof. Marco Fazzini dell’Università di Venezia, che per l’occasione ha tradotto un mannello di testi che verranno proiettati su uno schermo, per non disturbare la performance.

Il tour italiano e in particolare la tappa vicentina di John Akpata sono ufficialmente sostenuti dal Canada Council, visto che Akpata è considerato “ambasciatore” di temi in cui il paese nordamericano si è impegnato e si sta impegnando molto: i diritti civili, la pace, l’integrazione fra culture diverse.

L’ingresso è come sempre libero.

John Akpata è scrittore, giornalista, musicista, conduttore radiofonico e attivista politico. Vive ad Ottawa (Ontario, Canada) e si è laureato in Letteratura inglese presso la Carleton University. Come spoken word artist, è apparso in programmi della CBC (Canadian Broadcast Corporation) radio e CBC television, e si è esibito in diverse città del Canada, degli Stati Uniti e del Regno Unito. Ha partecipato al National Poetry Slam a Chicago, allo StAnza International Poetry Festival di Edimburgo e a numerose edizioni del Canadian Festival of Spoken Word, in qualità di membro o di coordinatore della Ottawa Slam Team. Nel 2004 è uscito l’EP Phoure Twennie. Nel 2005, con il sostegno del Canadian Council for Arts, ha pubblicato Kerheb, un CD di poesia e musica. È inoltre presente nei CD Live at Capital Slam (2005 e 2006) e nel 2008 compare, come musicista e poeta, nel CD The House of Words di Free Will, uno spoken word artist di Ottawa. Nel 2010 ha autoprodotto un EP intitolato Breadcrumbs, mentre è prossima l’uscita di un nuovo CD di musica e poesia, Live from Mercury. Dal 2004 Akpata è il conduttore dello spettacolo radiofonico “Monday Night Scribes” su CHUO 89.1 FM (nominato, nel 2005, Best Radio Show per l’Ottawa’s Golden Cherry Award), dedicato a scrittori, cantastorie, MC e poeti che si esibiscono dal vivo. Come giornalista freelance, tra il 2004 e il 2006 ha scritto per l’Ottawa Xpress la colonna settimanale intitolata “House of trouble”, in cui venivano trattati temi politici, sociali e di attualità. Akpata scrive anche articoli che riguardano l’hip hop e lo spettacolo, e nel 2005 la Ottawa Xpress Readers’ Poll lo ha nominato miglior scrittore di Ottawa.

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Meena Alexander fotografata da Silvio Lacasella

La dolce, elegante, suadente, intensa poetessa indo-statunitense Meena Alexander ha vissuto ieri un’intensa giornata vicentina.

Nelle poche ore in cui è rimasta in città, ha firmato 120 fogli di inediti e 60 esemplari del suo primo libretto italiano Otto poesie (Sinopia, 2011; euro 6. Si può acquistare presso la Libreria Do Rode), apponendo poi un’altra cospicua serie di autografi, dediche e scritture su altrettanti supporti cartacei; ha visitato la Biblioteca Bertoliana, incontrando il Direttore Giorgio Lotto e la scrittrice Silvia Calamati; ha visitato l’Officina Arte Contemporanea, intrattenendosi con Giovanni Turria, Giuseppe Carollo, Giustino Chemello et alii; ha fatto sosta presso un parrucchiere del centro, accompagnata da una gentile amica conosciuta poco prima in città, ma trattata in modo complice e confidente; ha visitato il Teatro Olimpico e la collezione di icone di Palazzo Leoni Montanari, guidata da Isabella Sala; ha concesso un paio di interviste (su cui torneremo); e, incidentalmente, ha letto e spiegato i suoi splendidi versi a un auditorio numeroso, confortato dalle traduzioni e dalle note introduttive del prof. Marco Fazzini (Università di Venezia).

Pubblichiamo qualche documento della sua intensa visita a Vicenza (le ultime sette foto sono state scattate da Giustino Chemello).

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