Edizione 2013: i poeti
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Antonella Anedda (Angioy) è nata a Roma nel 1958 da una famiglia di origine sarda. Si è laureata in Storia dell’arte moderna e vive tra Roma e la Sardegna. Ha insegnato all’Università di Siena e all’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è docente presso l’Università della Svizzera italiana. Dopo il libro di esordio Residenze invernali (Crocetti, Milano 1992; premio Sinisgalli Opera Prima, premio Diego Valeri, Tratti Poetry prize) ha pubblicato le seguenti sillogi poetiche: Notti di pace occidentale (Donzelli, Roma 1999; premio Montale nel 2000), Il catalogo della gioia (Donzelli, Roma 2003) e Dal balcone del corpo (Mondadori, Milano 2007, vincitore dei premi Dedalus, Dessì e Napoli). Nel 2012 è uscita per Mondadori la raccolta Salva con nome, per la quale le è stato conferito il premio Viareggio-Rèpaci. I suoi versi sono tradotti in varie lingue ed è presente in numerose antologie. Tra i saggi si ricordano: Cosa sono gli anni (Fazi, Roma 1997), La luce delle cose (Feltrinelli, Milano 2000), La lingua disadorna (L’Obliquo, Brescia 2001), Tre stazioni (LietoColle, Faloppio 2003), Come solitudine (2003) e La vita dei dettagli (Feltrinelli, Milano 2009). Traduttrice di poeti classici e moderni, ha curato un’antologia di poesie e di prose di Philippe Jaccottet, Appunti per una semina (Fondazione Piazzolla, Roma 1994) e, sempre di Jaccottet, La parola Russia (Donzelli, Roma 2004); sue traduzioni sono raccolte nel volume Nomi distanti (Empirìa, Roma 1998). Ha collaborato con varie riviste e giornali come “Poesia”, “Nuovi Argomenti”, “Linea d’ombra”, “Il Manifesto”. Dal 2011 tiene la rubrica “Isole” sulla rivista online “Doppiozero”.
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Bernard Noël (Sainte Geneviève sur Argence, Aveyron, 1930) è poeta, drammaturgo, romanziere, saggista, critico d’arte. Noto anche con lo pseudonimo di Urbano Orlhac, ha esordito nel 1955 con Les Yeux chimères, seguito dai poemi in prosa di Extraits du corps (1958; trad. it. Estratti del corpo, Mondadori, Milano 2001). Lodata da Luis Aragon, André Pieyre de Mandiargues e Maurice Blanchot, la sua opera, nel solco di autori come Artaud e Bataille, ha indagato soprattutto il rapporto tra scrittura e corpo, tra eros e linguaggio, articolandosi in più di sessanta pubblicazioni, molte delle quali tradotte in varie lingue. Ha vinto numerosi premi, tra cui il Grand Prix national de la poésie (1992) e il Prix Robert Ganzo (2010). Centrale, nella sua meditazione, è il problema della libertà nelle società di massa, ovvero della “sensura” (il neologismo è di Noël) che inibisce l’autonomia di pensiero. Ma Noël ha subito anche la censura tradizionale, che si è abbattuta sul suo romanzo Le Château de cène (1969; trad. it. Il castello di Cène, ES, Milano 1991; Notti al castello, L’Airone, Roma 1998), in cui erotismo e violenza sono allegorie dell’oppressione politica e della guerra d’Algeria. Oltre ai libri citati, in italiano sono disponibili anche: Diario dello sguardo (Guerini e Associati, Milano 1992); Il rumore dell’aria (Edizioni del Leone, Venezia 1996); La caduta dei tempi (Guanda, Milano 1997); La bocca di Anna, Archinto, Milano 1998; Simbad il marinaio (Motta junior, Roma 1999); Paroles. Specchi e versi dell’erotismo (con Pey Serge; Avagliano, Roma 1999); Distanze. Tre monologhi (con Peter Porter ed Edoardo Sanguineti; ibidem, 2000); La sindrome di Gramsci (Manni, Lecce 2001); La malattia della carne (Abramo, Catanzaro 2003); Artaud e Paule (Joker, Novi Ligure 2005); L’ombra del doppio (ibidem, 2007).
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Pierluigi Cappello è nato a Gemona del Friuli (Udine) nel 1967, ma è originario di Chiusaforte dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Attualmente vive a Tricesimo, dove è impegnato in un’intensa attività artistica e di divulgazione della poesia contemporanea anche nelle scuole e all’università. Con altri poeti della sua regione ha fondato nel 1999 e ha diretto per qualche tempo la collana di poesia “La barca di Babele” che, edita dal Circolo Culturale di Meduno, accoglie e diffonde autori significativi di area veneta, triestina e friulana. Ha pubblicato i seguenti libri di poesie: Le nebbie (Campanotto, Pasian di Prato 1994 e 2003), La misura dell’erba (Gallino, Milano 1998), Amôrs (Campanotto, Pasian di Prato 1999), Il me Donzel (Boetti, Mondovì 1999; premi Città di San Vito al Tagliamento e Lanciano-Mario Sansone), Dentro Gerico (Circolo Culturale di Meduno, Meduno 2002). Con Dittico (Liboà, Dogliani 2004) ha vinto il premio Montale Europa. Assetto di volo (Crocetti, Milano 2006), che riunisce gran parte dei suoi versi, è stato vincitore dei premi Pisa (2006) e Bagutta Opera Prima (2007). Nel 2008 ha pubblicato la sua prima raccolta di prose e interventi intitolata Il dio del mare (Lineadaria, Biella 2008). Nel maggio 2010 pubblica Mandate a dire all’imperatore (Crocetti, Milano 2010), col quale vince il premio Viareggio-Rèpaci. Sue poesie sono inoltre apparse in numerose riviste e antologie. Ha tradotto in friulano, tra gli altri, Vicente Aleixandre, Arthur Rimbaud, Carlos Montemayor; il suo ultimo lavoro di traduzione è Rondeau. Venti variazioni d’autore (Forum, Udine 2011). Nel 2012 il presidente Giorgio Napolitano gli ha conferito il prestigioso premio Vittorio De Sica.
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Ko Un, più volte candidato al Nobel, nasce a Kunsan, in Corea settentrionale, nel 1933, durante il dominio coloniale giapponese. Primogenito di una famiglia povera, da bambino subisce soprattutto il fascino del nonno, temuto per i suoi improvvisi scoppi di violenza ma anche molto ammirato per la sua fierezza. Nel giugno del 1950 scoppia la guerra di Corea e il paese precipita nel caos. Il poeta, sconvolto da tanto dolore, tenta per la prima volta il suicidio. Fortunatamente si salva ma perde l’uso di un orecchio. Nel 1952 decide di entrare in monastero e prende i voti da monaco buddista. Studia meditazione Zen e nel decennio successivo viaggia per tutta la Corea vivendo di elemosine. Nel 1957 è cofondatore del Quotidiano Buddhista, di cui diventa il primo Direttore Responsabile. Comincia a pubblicare saggi e poesie. Il suo debutto letterario avviene nel 1958, con una breve lirica presentata sulla rivista Poesia Moderna. Due anni dopo pubblica la sua prima raccolta di poesie, Sensibilità di un altro mondo, che lo rende famoso in ambienti sia letterari sia buddhisti. Diventa priore del Tempio Chondung, poi Direttore dei progetti educativi e vice-Priore del famoso Tempio Haein e infine membro del Comitato Centrale dell’Associazione Nazionale dei Monaci Buddisti. Ma la corruzione che dilaga negli ambienti clericali buddhisti diventa per Ko Un fonte di grande frustrazione e nel 1962, dieci anni dopo i voti, pubblica sul quotidiano nazionale Hankook Ilbo un Manifesto di Rinuncia e sveste l’abito monacale per ritornare alla vita laica. Dal 1963 al 1966 dirige una scuola di carità in cui insegna gratuitamente coreano e arte. In questi anni legge Il placido Don, di M. A. Šolochov, in una traduzione in lingua giapponese, ma la grandezza del testo lo fa precipitare in una profonda disperazione e il poeta brucia tutti i suoi manoscritti. Appartiene a questi anni anche il suo secondo tentativo di suicidio: Ko Un è intossicato dall’alcol e soffre d’insonnia. Inizia il tormentato periodo nichilista, durante il quale tuttavia la sua vena poetica non si inaridisce, e scrive anche saggi e narrazioni. Nel 1970 tenta di nuovo il suicidio, avvelenandosi. Rimane in coma per trenta ore in ospedale, ma anche questa volta sopravvive. I primi anni Settanta sono per il Paese un periodo di profondi cambiamenti sociali, che si riflettono profondamente sulla vita del poeta e gli infondono un rinnovato entusiasmo di vivere e resistere. Il poeta rinnega il suo passato nichilista e si trasforma in un appassionato militante nazionalista, coinvolto attivamente negli eventi storici e sociali del tempo. Diventa una delle principali figure di riferimento nella protesta generale contro il tentativo da parte del presidente Park Chung Hee di emendare la Costituzione e impadronirsi del potere a vita. Ko Un è profondamente coinvolto nel movimento per i diritti umani e in quello dei lavoratori. Tra gli anni 1974-1978 viene fondata l’Associazione degli Scrittori per la Libertà, di cui diviene il primo segretario generale. La nomina lo mette in prima fila sulla lista nera del KCIA (Korean Central Intelligence Agency), i servizi segreti sudcoreani, che provvedono ad arrestarlo e imprigionarlo varie volte. Ciononostante, in questi anni pubblica le raccolte poetiche Sulla strada per il villaggio Munui (1977), Strada all’alba (1978), alcune apprezzate traduzioni dal cinese classico e biografie critiche di famosi artisti e poeti coreani. Nel 1974, Ko Un è il primo poeta coreano a ricevere il Korean Literature Prize, ma nello stesso anno viene anche arrestato dal KCIA e imprigionato per la prima volta. Nel 1978 viene eletto Vice-Presidente dell’Associazione Coreana per i Diritti Umani. Nel 1979 il Direttore del KCIA assassina il presidente Park Chung Hee, e con un successivo colpo di stato il potere passa al generale Chun Doo-Hwan. Ko Un viene eletto Vice-Presidente dell’Associazione per l’Unità Nazionale e arrestato una seconda volta, sempre per attività sovversive. A causa delle torture, riporta danni permanenti al timpano di un orecchio. Nel maggio del 1980, in concomitanza con la strage di Kwangju, nel sud del Paese, Ko Un viene arrestato con il sospetto di alto tradimento e imprigionato per la terza volta. La Corte Marziale lo condanna all’ergastolo ma due anni dopo, nell’agosto del 1982, il poeta viene liberato per un’amnistia generale. Nel 1983, dopo 50 anni di vita solitaria, Ko Un si sposa e si trasferisce nella cittadina di Ansong, a circa due ore da Seoul, dove vive tuttora. Nasce la sua unica figlia, Charyong. La serenità della nuova vita familiare e il trasferimento giovano alla sua vena creativa: appartengono agli anni tra il 1984 e i giorni nostri alcune tra le sue opere più belle e intense, tra cui numerosi volumi di poesia (Canti del domani, 1992; La strada non ancora percorsa, 1993; Una lapide, 1997; Sussurro, 1998; Canti tardivi, 2002 e la monumentale opera in trenta volumi Maninbo – Diecimila vite), di prosa e di saggistica. Tra il 1987 e il 1994 pubblica inoltre Il Monte Paektu: un’opera epica, in sette volumi, e cinque tomi della sua Autobiografia (1986). Nel 1989 viene imprigionato per la quarta volta. Dal 1989 al 1990 ricopre la carica di Presidente dell’Associazione degli Artisti Coreani. Negli anni successivi il poeta ha modo di visitare più volte la Corea del Nord, con l’approvazione del governo sudcoreano. Vi si reca anche nel 2000, come membro della delegazione ufficiale per lo storico incontro al vertice tra i leader delle due Coree, fortemente voluto dall’allora presidente della repubblica Kim Dae Jung. Nel 2008 Ko Un festeggia a Seoul i cinquant’anni di attività letteraria con una serie di eventi, tra cui la pubblicazione del libro di poesia Spazio Vuoto e l’allestimento di una mostra di suoi quadri presso il Korea Foundation Art Center. Le opere poetiche di Ko Un sono state tradotte in oltre quindici lingue, e hanno ricevuto molti prestigiosi premi letterari. In Italia, la sua traduttrice Vincenza D’Urso ha curato la raccolta di poesie brevi Fiori d’un istante (Editrice Cafoscarina, 2005) e l’antologia L’isola che canta (Lietocolle, 2009).
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Luciano Cecchinel è nato a Revine-Lago nel 1947. Già insegnante di materie letterarie, ha pubblicato articoli e studi sulle tradizioni popolari e le raccolte di poesia Al tràgol jért (I.S.Co. 1988 – Scheiwiller, Milano 1999; con postfazione di Andrea Zanzotto), Lungo la traccia (Einaudi, Torino 2005), Perché ancora / Pourquoi encore (Istituto per la Storia della Resistenza di Vittorio Veneto 2005; con traduzione di Martin Rueff e note dello stesso Rueff e di Claude Mouchard), Le voci di Bardiaga (Il Ponte del Sale, Rovigo 2008) e Sanjut de stran (Marsilio, Venezia 2011; con prefazione di Cesare Segre). Sempre nel 2012 presso Marsilio sono usciti a cura di Alessandro Scarsella, col titolo La parola scoscesa – Poesia e paesaggi di Luciano Cecchinel, gli atti di un convegno sui suoi scritti organizzato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia.
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Marco Munaro è nato a Castelmassa nel 1960 e vive a Rovigo, dove insegna. Nel 2003 ha fondato “Il Ponte del Sale – Associazione per la Poesia”, che è anche una delle più prestigiose e coerenti case editrici del settore. Ha pubblicato le raccolte poetiche: L’urlo (El levante por el poniente Edizioni, Conegliano 1990), Cinque sassi (Edizioni della Cometa, Roma 1993), Il Rosario del Lido, in 5 Poeti del premio “Laura Nobile” Siena 1993 (Scheiwiller, Milano 1995), Il portico sonoro (Biblioteca Cominiana, Cittadella 1998), Vaso blu con narcisi (sculture e disegni di Silvia Carnevale Miino, I Quaderni del circolo degli Artisti, Faenza 2001), Ionio e altri mari (Il Ponte del Sale, 2003), Nel corpo vivo dell’aria (ibidem, 2009). È presente in numerose antologie italiane e europee e in riviste quali “il verri”, “Atelier”, “ClanDestino”, “La Battana”, “La clessidra”, “Italian Poetry Review”; “Testo a fronte”, “Parnasso”. Sue poesie sono state tradotte in inglese e in finlandese. Ha tradotto Raymond Queneau (in Poeti surrealisti, a cura di P. Di Palmo, Stampa Alternativa, Viterbo 2004). Ha curato tutte le poesie di Bino Rebellato, In nessun posto e da per tutto. Poesie 1929-2004 e 20 disegni dell’Autore (Biblioteca Cominiana, Vigonza 2005) ed una originale galleria di ritratti: Il lampo della bocca e altre figurate parole tra poeti italiani del Novecento (con G. M. Tregiardini, MUP Editore, Parma 2005). Per il Ponte del Sale: La bella scola. La Comedia di Dante letta dai poeti e illustrata (2003-2011, tuttora in corso), Da Rimbaud a Rimbaud (2004) e la traduzione (con G. M. Tregiardini) del Canto d’api. Georgiche Libro quarto di Virgilio (2012). Dal 2007 cura la rassegna Verso il solstizio d’estate. Feste di Poesia, Musica e Arti, che tocca ogni anno varie località del Polesine.
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José María Micó è nato a Barcellona nel 1961 ed è professore ordinario di Letteratura spagnola a l’Universitat Pompeu Fabra, dove dirige il Master in Creazione Letteraria. Ha pubblicato i libri di poesia La espera (1992, Premio Hiperión), Letras para cantar (Pamiela, 1997), Camino de ronda (Tusquets, 1998), Verdades y milongas (DVD, 2002) e La sangre de los fósiles (Tusquets, 2005). Ha vinto di recente il Premio Internazionale di Poesia “Generación del 27” con Caleidoscopio (Visor, 2013). È stato tradotto in diverse lingue, tra cui l’italiano (Prima stazione. Poesie scelte 1990-2005, Pagliai Polistampa, Firenze 2008). Ha curato edizioni di classici spagnoli del Cinque e Seicento, ha scritto studi filologici e saggi letterari, e negli ultimi anni si occupa di traduzione di poesia catalana (Ausiàs March e Jordi de Sant Jordi) e italiana, soprattutto di Ariosto: la sua versione dell’Orlando furioso ha vinto in Spagna il Premio Nazionale per la Traduzione. Attualmente lavora a una nuova versione spagnola della Commedia di Dante.
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I musicisti
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Massimo Barbiero (Ivrea, 1963), fondatore dei progetti jazz Enten Eller, Odwalla e Water dreams, è considerato uno dei migliori batteristi italiani. Protagonista di numerose incisioni ben recensite dalla critica nazionale a internazionale, ha collaborato con musicisti come Tim Berne, Billy Cobham, Elton Dean, Markus Stockhausen, Hamid Drake, Alexander Balanescu, Javier Girotto, non trascurando l’insegnamento sul territorio e l’attività di composizione. Con M. Carboni e M. Brunod ha inciso recentemente il cd “Kandinsky”, Splasc(h) 2011, di cui Daniela Floris ha scritto che “è la musica più impalpabile, incorporea e magicamente immateriale che si possa desiderare”.
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Marcella Carboni, arpista cagliaritana, si dedica principalmente al jazz, ma ha partecipato anche a progetti cinematografici e teatrali, inoltrandosi nei territori della musica contemporanea ed elettronica, del pop, del soul. Il suo primo lavoro da solista è “Trame” (Blue Serge, 2010).
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Maurizio Brunod (Ivrea, 1968) è un chitarrista e compositore in grado di spaziare dal rock al jazz passando per la musica classica e la world music. Ha inciso cd con varie formazioni e per chitarra sola, partecipando a molti festival in Italia e all’estero. Co-fondatore di Enten Eller, nel 2011 ha avviato il duo con Giovanni Palombo (“Tandem Desàrpa”, F-NET 2011) e quello con il contrabbassista Miroslav Vitous.
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Edizione 2012: i poeti
Umberto Fiori è nato nel 1949 a Sarzana (La Spezia). Poeta, scrittore, saggista e musicista, vive e insegna a Milano. Negli anni Settanta ha fatto parte, come cantante e autore di canzoni, degli Stormy Six, gruppo storico del rock italiano. In seguito ha collaborato con il compositore Luca Francesconi (per il quale ha scritto due libretti d’opera, Scene e Ballata, e numerosi altri testi), con il fotografo Giovanni Chiaramonte e con i videoartisti di Studio Azzurro. Del 2009 è Sotto gli occhi di tutti, un cd di canzoni tratte dalle sue poesie, in collaborazione con il chitarrista Luciano Margorani. È autore di saggi e interventi critici sulla musica (Scrivere con la voce, Unicopli, Milano 2003), sulla letteratura (Camillo Sbarbaro, Garzanti, Milano 1998; La poesia è un fischio, Marcos y Marcos, Milano 2007) e sulla scuola (Tutto bene professore?, Dalai, Milano 2003). Del 2007 sono il romanzo La vera storia di Boy Bantàm (Le Lettere, Firenze) e Dialogo della creanza (LietoColle, Faloppio 2007). Il suo primo libro di poesia, Case, è uscito nel 1986 (San Marco dei Giustiniani, Genova). Sono seguiti, per Marcos y Marcos di Milano, Esempi (1992, nuova ed. 2004), Chiarimenti (1995), Parlare al muro (con immagini di M. Petrus, 1996), Tutti (1998) e La bella vista (2002). L’ultima raccolta, Voi, è stata pubblicata nel 2009 da Mondadori (Milano) nella collana “Lo specchio”. Le sue poesie sono presenti in numerose antologie e sono state tradotte in varie lingue.
George Elliott Clarke, poeta, drammaturgo e critico letterario afro-canadese, è nato nel 1960 a Windsor Plains, nella Nuova Scozia. Tutta la sua opera è incentrata sulla storia e sulla cultura delle comunità nere del Canada, soprattutto della Nuova Scozia, per le quali ha coniato il nome di “Africadians”, i discendenti dagli schiavi afro-americani che arrivarono nelle Province Marittime come lealisti dell’Impero Unito o come fuggitivi, dopo la fine della guerra d’indipendenza americana (1783) e durante la guerra del 1812 tra Stati Uniti e Regno Unito.
Autore prolifico, i suoi principali libri di poesia sono: Saltwater Spirituals and Deeper Blues (1983); Whylah Falls (1990, seconda edizione e terza edizione del 2000 e 2010); Provençal Songs (1993 e 1997); Lush Dreams, Blue Exile. Fugitive Poems 1978-1993 (1994); Gold Indigoes (2000); Execution Poems (2001); Blue (2001); Illuminated Verses (2005); Black (2006); I & I (2009); The Gospel of X (2010). Oltre alla trasposizione teatrale di Whylah Falls (tradotta in italiano da Giulio Marra), ha pubblicato le opere teatrali Beatrice Chancy (1999), Québécité (2003) e Trudeau (2007). Nel 2005, a Toronto, è uscito il romanzo George and Rue, che riprende i tragici temi di Execution Poems. Di notevole rilevanza sono anche i suoi lavori di critica, che approfondiscono l’“Africadian literature”: l’antologia in due volumi Fire on the Water (1991-1992), Eyeing the North Star (1997) e Odysseys Home (2002). Clarke è impegnato nella lotta per la libertà e l’uguaglianza contro il razzismo e la segregazione, nonché contro la perdita del senso di identità e di appartenenza da parte degli immigrati africani da secoli stabilitisi in Canada. Tra i suoi premi: 1998 Portia White Prize for Artistic Excellence (1998); Governor-General’s Award for Poetry (2001); National Magazine Gold Award for Poetry (2001); Dr Martin Luther King, Jr. Achievement Award (2004); Pierre Eliott Trudeau Fellowship Prize (2005, 2008); Dartmouth Book Award for Fiction (2006); Eric Hoffer Book Award for Poetry (2009). Vive e lavora a Toronto, dove è docente universitario (E.J. Pratt Professor of Canadian Literature). Una scelta di poesie e il dramma Beatrice Chancy sono tradotte e pubblicate in Italia per LT2 Edizioni (Venezia 2012).
Paul Polansky è poeta, scrittore, giornalista, fotografo e operatore umanitario. Discendente di una famiglia di immigrati cechi, è nato nel 1942 a Mason City (Iowa, USA). È noto per il suo grande impegno nella difesa dei diritti umani delle comunità Rom dell’Est europeo, iniziato dopo la scoperta, nell’ambito di ricerche sulle origini della migrazione ceca verso gli Stati Uniti, di un campo di concentramento destinato ai Rom a Lety (Boemia). Dal 1999 dirige progetti di aiuto e salvaguardia di queste popolazioni nel Kosovo e in Serbia, per conto delle Nazioni Unite, della Society for Threatened Peoples, della Kosovo Roma Refugee Foundation (ONG fondata da Polansky), della Voice of Roma. Una delle sue battaglie principali ha riguardato la denuncia delle condizioni di alcuni campi di rifugiati Rom nella zona di Mitrovica (Kosovo), in cui si sono registrate numerose morti per avvelenamento da piombo. Nel 2004 è stato insignito del prestigioso Weimar Human Rights Award, consegnatogli dal Nobel Günter Grass. Autore prolifico, la sua produzione è fortemente incentrata sulle sue lotte civili e sociali. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie: Stray Dog (Praga 1999), Not a Refugee (Sebastopol 2000), The River Killed My Brother (Praga 2000), Blackbirds of Kosovo (Oakland 2001), Living Through It Twice (Praga 1998), Bez domova v srdci Ameriky / Homeless in the Heartland (Praga 2002), Bus Ride in Jerusalem (Pristina 2003), To UNHCR, with Love (Praga 2003), Where Is My Life? (Split 2004) e Kosovo Blood, Sarah’s People, UN-Leaded Blood, Safari Angola, Gypsy Taxi (edite a Nish, rispettivamente nel 2004, 2005, 2005, 2006, 2007). In Italia è uscita nel 2009 l’antologia Unfeated / Imbattuto, che riunisce i versi composti tra il 1991 e il 2008 (trad. di V. Confido, Multimedia Edizioni, Baronissi) e nel 2010 la silloge Boxing Poems / Poesie sul pugilato (trad. di I. Costanzo, Volo Press, Lonato del Garda 2010). Ha pubblicato anche i racconti Black Silence (Praga 1998) e il romanzo The Storm (Praga 1999). Durante i lunghi anni trascorsi a contatto con i Rom, Polansky ha raccolto le loro storie di tradizione orale in un’opera in tre volumi, One Blood, One Flame, usciti tra il 2007 e il 2008 a Nish. Nel 2011 è apparsa in italiano La mia vita con gli zingari (pref. di P. Marcenaro, trad. di V. Confido, Datanews, Roma).
Natalia Molebatsi, nata nel 1981 a Tembisa (Sudafrica), è considerata una delle più importanti voci poetiche sudafricane della generazione del post-apartheid. Spoken word artist, nelle sue performance la parola parlata spesso si trasforma in canto, fondendosi con molteplici ritmi e generi musicali (blues, dub, jazz, hip hop, reggae). Nel 2008 ha curato una collezione di poesie intitolata We Are… A Poetry Anthology (Penguin Books, Johannesburg) e nel 2009 è uscito il suo primo libro in versi, Sardo Dance (Ge’ko, Johannesburg). Ha pubblicato articoli su numerosi giornali e riviste accademiche e sue poesie sono apparse in diversi volumi e riviste nazionali e internazionali. In Italia è stata inserita nell’antologia I nostri semi – Peo tsa rona. Poeti sudafricani del post-apartheid (a cura di R. d’Abdon, Mangrovie, Napoli 2010) e suoi versi sono presenti in Anam cara. Sapienze antiche all’incrocio di mondi (a cura di A. Riem Natale, Forum, Udine 2006), in The Goddess Awakened (a cura di A. Riem Natale, L. Conti Camaiora e M. R. Dolce, Forum, Udine 2007) e in 2010: Annuario mondiale della poesia (a cura di F. Ciompi, “I Quaderni di Soglie”, 2010). Ha partecipato a numerosi festival di musica e poesia, sia in Sudafrica, sia all’estero (Olanda, Nigeria, Zimbabwe , Botswana, Senegal, Zimbabwe, Azerbaigiàn). In Italia è stata ospite di eventi culturali e di festival di poesia e letteratura in molte città, tra cui Venezia, Mantova, Genova, Trieste, Firenze, Bologna, Cagliari, Roma, Milano, Lecce. Sin dal 2005 si è esibita a fianco di importanti artisti e autori, tra i quali Nadine Gordimer (Premio Nobel), John Sinclair, Paul Polansky, Lance Henson, Carmen Yáñez; in ambito musicale, ha condiviso il palco, tra gli altri, con Mulatu Astatke, Aswad, Assalti Frontali, Hip Hop Pantusla. In Italia, nel 2011, ha collaborato con i musicisti friulani Leo Virgili e Simone Serafini, realizzando una performance di successo intitolata Soul Making.
Annamaria Farabbi è nata nel 1959 a Perugia, dove risiede. Poetessa in dialetto e in lingua, è una delle voci più significative e originali della poesia italiana contemporanea. Premio Montale nel 1995 per la sezione inediti, ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie: Fioritura notturna del tuorlo (Tracce, Pescara 1996), Il segno della femmina (LietoColle, Faloppio 2000), La tua presenza (LietoColle, Faloppio 2002), Adlujè (Il Ponte del Sale, Rovigo 2003), Kite e Segni (con opere grafiche di S. Bicini, Studio Calcografico Urbino, Pescara 2005 e 2007), La magnifica bestia / Das prächtige wilde Tier (TravenBooks, Merano 2007). Seguono In nomine (con acquaforte di S. Melani, Due Lire, Santa Croce sull’Arno 2008), Il canzoniere Larosaneltango (Studio Calcografico Urbino, Pescara 2008), La neve (PulcinoElefante, Osnago 2008), La luce esatta dentro il viaggio (Aljon, Francavilla Marittima 2008) e, per le edizioni LietoColle di Faloppio, Solo dieci pani (2009) e La bambina cieca e la rosa sonora (2010, con musiche di V. Mastropirro). Ha anche pubblicato libri di prosa (Nudità della solitudine regale Marginalia, Zane, Melendugno 2000; La tela di Penelope, LietoColle, Faloppio 2003) e opere di saggistica e di traduzione (Le alfabetiche cromie di Kate Chopin, LietoColle, Faloppio 2003; Un paio di calze di seta, Sellerio, Palermo 2004; Il lussuoso arazzo di Madame d’Aulnoy, TravenBooks, Merano 2009). Sull’opera della Farabbi, Francesco Roat ha curato la monografia L’ape di luglio che scotta. Anna Maria Farabbi poeta (LietoColle, Faloppio 2005).
Manuel Alegre è nato nel 1936 ad Águeda, in Portogallo. Poeta, romanziere e importante uomo politico, ha sempre coniugato l’attività letteraria con l’impegno civile. Il suo percorso politico comincia durante gli studi universitari a Coimbra, tra i gruppi di opposizione studentesca al regime di Salazar. Nel 1961 tenta l’occupazione dell’isola di São Miguel (Azzorre). Nel 1962 è in Angola dove appoggia, nell’ambito della Guerra d’Oltremare, i movimenti nazionalisti delle colonie contro le forze armate portoghesi; guida un tentativo di rivolta militare e nel 1963 viene arrestato dalla PIDE e recluso per sei mesi a Luanda. Torna in patria nel 1964 ma la persecuzione politica lo costringe all’esilio. Trascorre dieci anni ad Algeri. Dirige il Fronte Patriottico di Liberazione Nazionale e, attraverso le frequenze della radio “A Voz da Liberdade”, diffonde poesie e contenuti di resistenza e libertà. In Portogallo i suoi primi libri, censurati, circolano clandestinamente. Nel 1974 dopo la Rivoluzione dei Garofani torna finalmente nel suo paese ed entra nel Partito Socialista. Deputato, Vicepresidente dell’Assemblea della Repubblica, membro del Consiglio di Stato, nel 2005 e nel 2011 si è candidato come indipendente alla Presidenza della Repubblica. Considerato uno dei massimi scrittori contemporanei, è autore di raccolte poetiche e testi in prosa tradotti in varie lingue. Suoi romanzi e racconti, pubblicati a Lisbona, sono: Jornada de Àfrica, 1989 (in italiano: Jornada de Àfrica. Romanzo d’amore e morte del sottotenente Sebastiâo, pref. di M. L. Cusati, trad. di I. de Marco, Il Filo, Roma 2010); Alma, 1995; A terceira rosa, 1998; Uma carga de cavalaria, 1999; Cão como nós, 2002 (in italiano: Cane come noi, trad. di M. L. Cusati, Il Filo, Roma 2008); Rafael, 2004; O quadrado, 2005 (in italiano: Il quadrato e altri racconti, a cura di M. L. Cusati, trad. di S. Urzini e C. Martins, Il Filo, Roma 2009); Um estrela, 2005 (in italiano: Una stella, trad. di M. L. Cusati, ill. di K. Dimartino, Sinnos, Roma 2010); O miúdo que pregava pregos numa tábua, 2010. I suoi libri di versi sono riuniti in sette volumi antologici usciti a Lisbona nel 2005 e intitolati Obra poética (preceduti da altre edizioni del 1989 e 1999). Nel primo volume è contenuta la silloge Praça da canção (1965); il secondo raccoglie O canto e as armas (1967), Um barco para Itaca (1971); il terzo Letras (1974), Coisa amar, coisas do mar (1976), Nova do achamento (1979), Atlântico (1981); il quarto Babilónia (1983), Chegar aqui (1984), Aicha conticha (1984), Vésperas de batalha (1989), Rua de baixo (1990), A rosa e o compasso (1991); il quinto volume riunisce Com que pena (1992), Sonetos do obscuro quê (1993), Coimbra nunca vista (1995); il sesto Alentejo e ninguém (1996), Che (1997), Pico (1998); il settimo Senhoras das tempestades (1998), Livro do portoguês errante (2001). In un’altra raccolta antologica, Trinta anos de poesia (Lisbona, 1995), appaiono i suoi versi dagli esordi fino al 1993. Nel 2009, in due volumi, esce a Lisbona Poesia, con la produzione poetica completa di Alegre, compresa quella più recente (Sete sonetos e um quarto del 2005, Escrito no mar. Livros dos Açores del 2007, Nambuangongo, meu amor. Os poemas da guerra e Sete partidas entrambi del 2008). In Italia sono state pubblicate le sillogi Canto atlantico (trad. di R. Vecchi, Japadre, L’Aquila 1997) e Ci sarà un altro mare (trad. di G. Lanciani, con acquarelli di M. Fisch, Il Bradipo, Lugo 2011). È l’unico autore portoghese inserito nell’antologia Cent poèmes sur l’exil, edita dalla Lega dei Diritti dell’Uomo in Francia (1993). Molte sue poesie sono state musicate e cantate. Per l’insieme della sua opera ha ricevuto, tra le altre riconoscenze, il Premio Pessoa (1999) e il Gran Premio di Poesia dell’Associazione Portoghese degli Scrittori (1998). Nel 2010 l’Università di Padova ha inaugurato la cattedra Manuel Alegre, destinata allo studio della lingua, letteratura e cultura portoghese.
Abdulah Sidran, poeta, prosatore, drammaturgo, sceneggiatore cinematografico, è una personalità centrale della letteratura bosniaca e della poesia contemporanea europea. Nato alle porte di Sarajevo (ad Hadžići) nel 1944, ha vissuto e lavorato nella capitale della Bosnia-Erzegovina, battendosi per la sua città tra il 1992 e il 1996 durante l’assedio delle truppe serbe guidate da Mladić. Recentemente si è trasferito in un piccolo villaggio vicino a Goražde. Importantissima la sua presenza nel cinema slavo, quale autore delle sceneggiature dei film Ti ricordi di Dolly Bell? (1981, Leone d’Oro a Venezia) e Papà è in viaggio d’affari (1985, Palma d’Oro a Cannes) di Emir Kusturica, Kuduz (1989) e Il cerchio perfetto (1997) di Ademir Kenović, Feste a Sarajevo di Benjamin Filipović (1991), e del corto Detorsione di Stevan Arsenjevic (2003) che vince l’Orso d’Oro a Berlino e ottiene una nomination all’Oscar. Ha cominciato a pubblicare negli anni Settanta, con opere in versi e in prosa tradotte in varie lingue e per le quali ha ricevuto importanti riconoscimenti letterari e civili. Numerose sono anche le edizioni italiane. Sarajevski tabut (Sarajevo 1993, Premio Libertà del PEN francese), uscito in Italia con il titolo La bara di Sarajevo (a cura di P. Del Giudice, trad. di S. Ferrari, Edizioni E, Trieste 1995; ADV, Lugano 2002), è un libro che riunisce una scelta di versi antecedenti la guerra e tutte le poesie dell’assedio, vincitore del Premio Fondazione Laboratorio Mediterraneo nel 1996. In italiano sono state pubblicate anche le seguenti raccolte poetiche: Il cieco canta alla sua città / Slijepac pjeva svome gradu (a cura di P. Del Giudice, trad. di S. Ferrari, Saraj, Milano 2006), Poesie scelte (a cura di V. Bianconi, Casagrande, Bellinzona 2009), Grasso di lepre. Poesie 1970-2009 (trad. di S. Ferrari e N. Sehović, Casarande, Bellinzona 2010), Le lacrime delle madri di Srebrenica / Suze majki Srebrenice (trad. di S. Ferrari e N. Sehović, ADV, Lugano 2010). Nel 2005 esce in italiano la sua opera di teatro Ho lasciato il mio cuore a Zvornik (trad. di S. Ferrari, Saraj, Milano). Nel 2009 Piero Del Giudice cura l’imponente Romanzo balcanico (Roma, Aliberti), che contiene le opere cinematografiche e teatrali di Sidran, la storia della sua famiglia e della Jugoslavia, la nascita di quel Paese e la sua dissoluzione.
Cristina Alziati, poetessa e traduttrice, è nata a Milano nel 1963 e ha studiato filosofia. Vive a Berlino e lavora come interprete. Il suo esordio poetico risale al 1992, anno in cui una sua silloge di versi viene pubblicata in antologia, accompagnata da una convinta presentazione di Franco Fortini. La silloge confluisce nella sua prima raccolta di poesie intitolata A compimento (intr. di L. Lenzini, nota di F. Fortini, Manni, San Cesario di Lecce 2005), che vince il Premio Internazionale di Poesia Pier Paolo Pasolini. Nel 2011 dà alle stampe Come non piangenti (quarta di copertina a firma di F. Pusterla, Marcos y Marcos, Milano). Collabora con il Centro Studi Franco Fortini. Ha tradotto dal tedesco il breve saggio del filosofo Hans Robert Jauss, Le questioni di Giobbe e la loro replica a distanza. Goethe, Nietzsche, Heidegger (“L’ospite ingrato”, n.s. 1, Verità, relativismo, relatività, a cura di T. Perlini, Quodlibet, Macerata 2008) e la novella del classico della letteratura Theodor Storm, Renate (inedito).
Andrea Longega è nato a Venezia nel 1967 e vive a Murano. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie: Ponte de mèzo (Campanotto, Pasian di Prato 2002), Fiori nòvi (LietoColle, Faloppio 2004), El tempo de i basi (Edizioni d’if, Napoli 2009), Da staltra parte de la riva (tre poesie e un’incisione di G. Bevilacqua, Edizioni dell’Ombra, Salerno 2010) e Finìo de zogàr (Il Ponte del Sale, Rovigo 2012). Suoi versi sono contenuti nel libro fotografico Venicevenezia (di L. Freed e C. Corrivetti, Postcart, Roma 2006) e nelle riviste “L’Ulisse”, “Poeti e poesia”, “Tratti”, “Il monte analogo”, “Il calzerotto marrone”.
Jesús Urzagasti, nato nel 1941 nella Provincia del Gran Chaco (Tarija, Bolivia), è uno tra i massimi scrittori boliviani viventi. Tirinea (Buenos Aires 1967) è il suo esordio narrativo, a cui hanno fatto seguito Cuaderno de Lilino (La Paz 1972), En el país del silencio (La Paz 1987), De la ventana al parque (La Paz 1992), La colina que da al mar azul (La Paz 1993), Los tejedores de la noche (La Paz 1996), Un verano con Marina Sangabriel (La Paz 2001), El último domingo de un caminante (La Paz 2003), Un hazmerreír en aprietos (La Paz 2005). Una prima raccolta della sua opera poetica ha visto la luce con il titolo Yerubia (La Paz 1978) ed è confluita nel più recente El árbol de la tribu (La Paz 2004; traduzione italiana ampliata, a cura di C. Cinti e S. Raccampo, L’albero della tribù, Il Ponte del Sale, Rovigo 2012). Insieme con la poetessa Sulma Montero ha pubblicato il libro Fronda nocturnas (La Paz 2008). Tutte le sue opere sono attualmente in corso di riedizione presso l’editore Gente Común di La Paz. Claudio Cinti ha curato la traduzione italiana di Tirinea (Crocetti, Milano 2002) e di De la ventana al parque / Dalla finestra al parco (Sinopia, Venezia 2012). La prima traduzione mondiale del romanzo En el país del silencio, da molti considerato il suo capolavoro, è stata realizzata negli Stati Uniti nel 1994 (In the Land of Silence, Arkansas University Press, Fayetteville). Altre opere di Urzagasti sono state tradotte in portoghese, inglese e tedesco.
Edizione 2012: gli altri artisti
Bruno Censori suona la chitarra elettrica e synth, oltre al bouzouki, i mandolini, l’oud. Ha lavorato come dimostratore per la Roland Musical Instruments; ha collaborato con la cantante Gilda Giuliani; ha scritto musica per il cinema. Nel 2005 ha aperto uno studio di registrazione producendo numerosi artisti, anche avvalendosi della sua competenza come ingegnere del suono.
Gionni Di Clemente è chitarrista versatile (classica, bossa, flamenco, fingerstyle, jazz) e suonatore di oud, sitar, bouzouki. Ha partecipato a importanti festival internazionali e ha lavorato per il cinema e il teatro.
Claudio Fasoli è sassofonista, compositore, docente e collaboratore di riviste musicali. Cresciuto nel famoso Quintetto “Perigeo” (anni ’70), si è poi dedicato come leader alla messa a punto di progetti per piccole formazioni jazz, con cui ha presentato la propria musica in innumerevoli concerti e festival, lasciando molte documentazioni discografiche. Ha collaborato, tra gli altri, con musicisti come H. Texier, M. Goodrick, L. Konitz, A. Romano, K. Wheeler, M. Schoof, P. Danielsson, T. Oxley, D. Holland, M. Brunello, B. Stenson etc., suonando in molti Paesi del mondo. Tra le sue altre collaborazioni, ricordiamo quelle con la Grande Orchestra Nazionale e il Quintetto di G. Gaslini, la Lydian Sound Orchestra, la European Music Orchestra. Insegna stabilmente a Siena e a Milano, ma ha tenuto corsi e seminari in molti altri luoghi, ed è Direttore Artistico del Festival di Padova.
Simone Serafini è un bassista, contrabbassista e compositore eclettico e creativo. Ha vinto vari premi come solista e assieme ad altri musicisti. Ha esperienze in diversi campi musicali, dal jazz al blues, dalla classica al folk. Ha collaborato e collabora con F. Bosso, F. Bearzatti, F. Cerri, E. Crivellaro, P. Tonolo, M. Tamburini, J. Riley, E. Bandini e molti altri. Ha partecipato a numerosi concerti, festival e tournée.
Pino Ninfa collabora con i maggiori periodici italiani e fotografa il jazz da una vita. Da qualche anno ha coronato il sogno di includere la musica nei suoi lavori grazie ai progetti multimediali intrapresi al fianco dei più grandi artisti italiani, da P. Fresu a S. Bollani. Oltre ad aver collaborato con Emergency e ad essere il fotografo ufficiale di diverse kermesse (fra cui l’Heineken Jammin’ Festival), ha pubblicato vari libri fotografici: gli ultimi sono Sulle tracce dell’avventure. Omaggio a Hugo Pratt (CasadeiLibri, 2010) e Round about township (sul Sudafrica; ibidem, 2012).
Rossano Emili, sassofonista, ha collaborato e registrato, tra gli altri, con l’Orchestra Sinfonica della Rai, l’Accademia Filarmonica Romana, T. Scott, B. Mintzer, W. Breuker, L. Konitz, P. Fresu, K. Tippett, Nexus, G. Gaslini, l’Electric Be Bop Band di P. Motian. Attualmente suona in varie formazioni jazz italiane come la B. Tommaso Orchestra, la Lydian Sound Orchestra, Minafric Orchestra di P. Minafra, fa parte del quartetto di sassofoni “Arundo Donax” ed è titolare della cattedra di sassofono al Conservatorio “N. Piccinni” di Bari.
Angelo Lazzeri è chitarrista, compositore, arrangiatore. Attivo in vari contesti jazz, ha suonato con musicisti come J. Chambers, D. Liebman, M. Roche, P. Fresu, R. Gatto e collabora da anni con D. Riondino. Si occupa anche di musica per il teatro e insegna presso il Conservatorio de La Spezia e nei Seminari Invernali di Nuoro Jazz.
Carlo Presotto (Venezia, 1961), attore, drammaturgo e regista, dal 1982 collabora stabilmente con Il Teatro Stabile di Innovazione La Piccionaia I Carrara, di cui è direttore artistico.
È stato coordinatore del Centro di Formazione Teatrale di Vicenza (Regione Veneto 1984/1992) e referente per diverse edizioni del progetto ETI. Esperto consulente del progetto pilota di Educazione ai linguaggi teatrali del Min. P. I. (1996/98), dal 1999 è docente di teatro per ragazzi presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. È direttore artistico della scuola di teatro Ossidiana di Vicenza e del centro studi veneto E. Bottini.
Edizione 2011
Meena Alexander, nata ad Allahbad (India) nel 1951, è cresciuta in India e in Sudan. Si è laureata in Inghilterra presso l’Università di Nottingham e, tornata in India, ha lavorato in diversi istituti universitari. Dal 1980 risiede e lavora negli Stati Uniti. Attualmente è docente di Inglese alla City University of New York e all’Hunter College. Poetessa, scrittrice e critica letteraria di fama internazionale, la sua opera affronta spesso i difficili temi dell’esilio, della migrazione, dell’identità e della memoria.
E’ autrice di numerosi libri di poesia, tra i quail: Stone Roots (1980), House of a Thousand Doors (1988), The Storm (1989), Night-Scene (1992), River and Bridge (1995), Illiterate Heart (2002, vincitore del PEN Open Book Award), Raw Silk (2004), Quickly Changing River (2008). Ha inoltre pubblicato due lavori di critica letteraria (The Poetic Self, 1979 e Women in Romanticism, 1989), due romanzi (Nampally Road, 1991 e Manhattan Music, 1997), un’acclamata autobiografia (Fault Lines, 1993 e 2003, che compare tra i Publishers Weekly’s Best Books del 1993), un volume di poesie e saggi (The Shock of Arrival. Reflections on Postcolonial Experience, 1996) e una raccolta di saggi (Poetics of Dislocation, 2009). Nel 2005 ha curato l’edizione della raccolta Indian Love poems.
Ha preso parte a numerosi festival di poesia internazionale e ha ricevuto riconoscimenti dalla John Simon Guggenheim Memorial Foundation, dalla Fulbright Foundation, dalla Rockefeller Foundation, dall’Arts Council of England, dal National Endowment for the Humanities, dall’American Council of Learned Societies, dal National Council for Research on Women, dal New York State Council on the Arts, dalla New York Foundation for the Arts, dalla Ledig-Rowohlt Foundation. Nel 2009 la South Asian Literary Association le ha assegnato il Literary Excellence Award per i suoi contributi alla letteratura americana
La sua opera poetica è stata ampiamente pubblicata, antologizzata e tradotta in numerose lingue tra cui malayalam, hindi, arabo, italiano, spagnolo, francese, tedesco e svedese. In Italia sue poesie sono apparse in Poeti indiani del Novecento (a cura di S. Bassi, Supernova, Venezia 1998) e in L’India dell’anima. Antologia di poesia femminile indiana contemporanea in lingua inglese (a cura di A. Sirotti, Le Lettere, Firenze 2000 e 2006). In occasione di Dire poesia 2011 le edizioni Sinopia di Venezia hanno inoltre pubblicato la plaquette Otto poesie (Scelta e traduzione di Marco Fazzini).
Fabio Pusterla è nato a Mendrisio (Canton Ticino) nel 1957. Si è laureato in Lettere a Pavia, insegna al Liceo Cantonale di Lugano e vive tra la Svizzera italiana e il Nord Italia.
La sua prima raccolta poetica è Concessione all’inverno (Casagrande, Bellinzona 1985, nuova edizione 2001). I libri successivi sono stati tutti pubblicati dall’editore milanese Marcos y Marcos: Bocksten (1989, poi 2003), Le cose senza storia (1994, poi 2007), Pietra sangue (1999), Folla sommersa (2004) e, infine, Corpo Stellare (2010). Nel 2009 ha pubblicato nella collana bianca di Einaudi il volume antologico Le terre emerse. Poesie 1985-2008. Sue poesie sono inoltre presenti in numerose antologie.
Attivo anche come saggista e ricercatore, tra i suoi lavori sono da citare il volume Cultura e linguaggio della Valle Intelvi, con Claudia Patocchi (La Comasina, Senna Comasco 1983); l’antologia Lombardia, in collaborazione con Angelo Stella e Cesare Repossi (La Scuola, Brescia 1990); l’edizione critica delle opere narrative del napoletano Vittorio Imbriani (Longanesi/Guanda, Milano 1992-1994). Il nervo di Arnold. Saggi e note sulla poesia contemporanea (Casagrande, Bellinzona 2007) raccoglie parte dei suoi interventi critici sulla poesia contemporanea. In Una goccia di splendore. Riflessioni sulla scuola, nonostante tutto (ivi 2008) ha raccontato la sua esperienza di insegnante. Collabora, inoltre, a numerose riviste letterarie italiane, svizzere e francesi.
Come traduttore si è occupato soprattutto di Philippe Jaccottet, traducendone numerose opere poetiche e in prosa, nonché della notevole antologia di poesia francese contemporanea Nel pieno giorno dell’oscurità (Marcos y Marcos, Milano 2000) e di svariati autori di lingua francese.
Le sue opere, tradotte in numerose lingue europee, hanno ottenuto il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000), il Premio Dessì (2009), il Premio Lionello Fiumi (2008, 2010), il Premio Prezzolini per la traduzione (1994), il Premio Marazza (2009) e, nel 2007, l’importamte premio letterario svizzero Prix Gottfried Keller per l’insieme dell’opera.
John Akpata è scrittore, giornalista, musicista, conduttore di spettacoli radio e attivista politico.
Vive ad Ottawa (Ontario, Canada) e si è laureato in Letteratura inglese presso la Carleton University. Come spoken word artist, è apparso in programmi della CBC (Canadian Broadcast Corporation) radio e CBC television e si è esibito in diverse città del Canada, degli Stati Uniti e del Regno Unito. Ha partecipato al National Poetry Slam a Chicago e ha preso parte a numerose edizioni del Canadian Festival of Spoken Word, in qualità di membro o di coordinatore della Ottawa Slam Team. Nel 2004 è uscito l’EP Phoure Twennie. Nel 2005, con il sostegno del Canadian Council for Arts, ha pubblicato Kerheb, un CD di poesia e musica, a proposito del quale ha dichiarato: “I guarantee you that this CD will blow your mind, because it blew my mind when it came out of me”. È inoltre presente nei CD Live at Capital Slam (2005 e 2006) e nel 2008 compare, come musicista e poeta, nel CD The House of Words di Free Will, uno spoken word artist di Ottawa. Nel 2010 ha autoprodotto un EP intitolato Breadcrumbs, mentre è prossima l’uscita di un nuovo live CD di musica e poesia, Live from Mercury. Nel 2009 ha compiuto viaggi di ricerca poetica e spirituale nella Repubblica Domenicana, in Nigeria e in Giamaica. Nel marzo 2010 si è esibito allo StAnza International Poetry Festival di Edimburgo.
Dal 2004 Akpata è il conduttore dello spettacolo radiofonico “Monday Night Scribes” su CHUO 89.1 FM (nominato, nel 2005, Best Radio Show per l’Ottawa’s Golden Cherry Award), dedicato a scrittori, cantastorie, MC e poeti che si esibiscono dal vivo e parlano dell’arte dello scrivere.
Come giornalista freelance, tra il 2004 e il 2006 ha scritto per l’Ottawa Xpress la colonna settimanale intitolata “House of trouble”, in cui venivano trattati temi politici, sociali e di attualità. Akpata scrive anche articoli che riguardano l’hip hop e lo spettacolo, e nel 2005 la Ottawa Xpress Readers’ Poll lo ha nominato miglior scrittore di Ottawa.
Jacques Roubaud, matematico, poeta, romanziere, saggista e traduttore francese, è nato nel 1932 a Caluire-et-Cuire (dipartimento del Rodano). Dal 1966 è membro dell’OuLiPo (“Ouvroir de Littérature Potentielle”), gruppo fondato nel 1960 da Raymond Queneau e François Le Lionnais, cui hanno partecipato, tra gli altri, anche Georges Perec e Italo Calvino. Versione italiana ne è l’ OpLePo (“Opifico di Letteratura Potenziale”), presieduto da Edoardo Sanguineti fino alla sua scomparsa nel 2010. Il progetto oulipiano è caratterizzato dalla ricerca di nuove strutture e schemi, soprattutto modelli matematici, per la composizione di testi letterari (scrittura “sotto costrizioni”). Roubaud ha dato un’esemplare dimostrazione del potenziale creativo che si sprigiona dalla compenetrazione tra matematica e letteratura: ha studiato la prima con i bourbakisti, quali Laurent Schwartz, Claude Chevalley e Alexandr Groethendieck, e ha praticato la seconda in innumerevoli opere.
Ha conseguito un “doctorat d’État” in Matematica e ha insegnato all’Università Paris X e all’Università di Rennes. Ha ottenuto anche un “doctorat d’État” in Letteratura francese sotto la direzione di Yves Bonnefoy. Nel 1970, con Jean-Pierre Faye, ha fondato la rivista Change in contrapposizione a Tel Quel, e nel 1981, con Paulo Braffort, ha fondato l’ALAMO (“Atelier de Littérature Assistée par les Mathématiques et les Ordinateurs”). Fino al 2001 è stato il direttore dell’EHESS (École des Hautes Etudes En Sciences Sociales). Insegna poesia all’European Graduate School di Saas-Fee (Svizzera).
Nel 1961 ha pubblicato Epsilon (Gallimard, Parigi), una sequenza poetica contenente 361 variazioni della forma metrica del sonetto ed organizzata come una partita di “Go”, il gioco giapponese che ha contribuito a diffondere in Francia con il volume Petit Traité invitant à la découverte de l’art subtil du Go (in collaborazione con Pierre Lusson e Georges Perec, Bourgois, Parigi 1969).
In campo poetico uno dei risultati più alti raggiunti da Roubaud è rappresentato dalla raccolta Quelque chose noir, lamento in morte della moglie (Gallimard, Parigi 1986; Prix France Culture nello stesso anno).
La sua opera più famosa è il ciclo di “pseudoromanzi” che ha come protagonista la figura di Hortense. Dei sei volumi previsti, ne sono stati editi tre: La Belle Hortense, L’Enlèvement d’Hortense, usciti per Ramsay (Parigi 1985 e 1987), e L’Exil d’Hortense (Seghers, Parigi 1990). In italiano, sono stati pubblicati dalla Feltrinelli di Milano Il Rapimento di Ortensia (traduzione di Stefano Benni, 1988) e La bella Ortensia (traduzione di Eliana Vicari, 1989).
Il suo lavoro narrativo più importante è il grande ciclo di prosa autobiografica, definito “Projet”, articolato in sei opere uscite presso le Éditions du Seuil di Parigi: Le Grand Incendie de Londres (1989, libro che dà il titolo all’intero ciclo), La boucle (1993), Mathématique (1997, prima parte del terzo libro), Poésie (2000), La Bibliothèque de Warburg (2002), Impératif catégorique (2008, seconda parte del terzo libro) e, infine, La dissolution (2008).
Tra i numerosi premi assegnati all’autore, si ricordano il Grand Prix National de la Poésie du Ministère de la Culture (1990) e il Grand Prix de Littérature Paul-Morand de l’Académie Française (2008), entrambi per l’insieme della sua opera.
Piergiorgio Odifreddi, nato a Cuneo nel 1950, è un matematico, logico e saggista italiano. I suoi scritti, oltre che di matematica, si occupano principalmente di divulgazione scientifica, storia della scienza, filosofia, politica, religione. Ha studiato Matematica all’Università di Torino, laureandosi in Logica. Si è poi specializzato nella stessa materia negli Stati Uniti (Università dell’Illinois a Urbana-Champaign e Università della California, Los Angeles) e nella ex Unione Sovietica (Università di Novosibirsk). Ha insegnato Logica presso l’Università di Torino, è stato visiting professor presso la Cornell University, dove ha collaborato con Anil Nerode, Richard Platek e Richard Shore. È anche stato visiting professor presso l’Università di Monash di Melbourne, l’Academia Sinica di Pechino, l’Università di Nanjing, l’Università di Buenos Aires e l’Italian Academy della Columbia University. Si è occupato specialmente di Teoria della calcolabilità, che studia limiti e potenzialità dei computer. In tal campo ha pubblicato uno studio in due volumi che è diventato un testo di riferimento sull’argomento (Classical Recursion Theory, North Holland Elsevier, Amsterdam 1989 e 1999). Altri suoi testi tecnici sono Divertimento geometrico. Da Euclide a Hilbert (Bollati Boringhieri, Torino 2003), La matematica del Novecento. Dagli insiemi alla complessità (2000) e Il diavolo in cattedra. La logica matematica da Aristotele a Gödel (2003), editi da Einaudi di Torino, e Penna, pennello, bacchetta. Le tre invidie del matematico (Laterza, Roma-Bari 2005). Oltre alla ricerca accademica, da una quindicina d’anni ha intrapreso una fortunata attività divulgativa, iniziata con collaborazioni a vari giornali e riviste (attualmente: “La Repubblica”, “L’Espresso” e “Le Scienze”). La maggior parte di questa produzione giornalistica è stata finora raccolta in quattro libri: Il computer di Dio (2000) e La repubblica dei numeri (2002), editi da Raffaello Cortina di Milano, Il matematico impertinente (Longanesi, Milano 2005 e 2008), La scienza espresso. Note brevi, semibrevi e minime per una biblioteca scientifica universale (Einaudi, Torino 2006). Da una decina d’anni ha anche iniziato una nutrita produzione letteraria, con saggi di vario genere che mirano a mostrare la pervasività della scienza in generale, e della matematica in particolare, nella cultura umanistica: soprattutto in letteratura (Odifreddi è membro dell’Oplepo, “Opifico di Letteratura Potenziale”), musica e pittura, ma anche in filosofia e nella teologia. La sua produzione in quest’ultimo campo ha riscosso particolare attenzione per gli aspetti critici nei confronti della religione. Ha pubblicato i seguenti libri divulgativi: C’era una volta un paradosso. Storie di illusioni e verità rovesciate (Einaudi, 2001), Le menzogne di Ulisse. L’avventura della logica da Parmenide ad Amartya Sen (Longanesi, 2004), In principio era Darwin. La vita, il pensiero, il dibattito sull’evoluzionismo (Longanesi, 2009), Hai vinto, Galileo!. La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede (Mondadori, Milano 2009). I suoi saggi sulla religione, che hanno sollevato molte polemiche, sono: Il Vangelo secondo la Scienza. Le religioni alla prova del nove (Einaudi, 1999), Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) (Longanesi, 2007), La Via Lattea. Un ateo impenitente e un cattolico dubbioso in cammino verso Santiago de Compostela (con Sergio Valzania, e con la partecipazione di Franco Cardini, Longanesi, 2008). Odifreddi ama anche intervistare i protagonisti della scienza e della matematica, e 50 colloqui con vincitori del Premio Nobel o della Medaglia Fields sono stati raccolti in Incontri con menti straordinarie (Longanesi, 2006). Altri libri di interviste sono Idee per diventare matematico (a cura di Lisa Vozza, Zanichelli, Bologna 2005) e Perché Dio non esiste. Claudio Sabelli Fioretti intervista Piergiorgio Odifreddi (Aliberti, Reggio Emilia 2010). Tra il 2007 e il 2009 ha organizzato tre Festival della Matematica all’Auditorium di Roma, ai quali è dedicato il volume Il club dei matematici solitari del prof. Odifreddi (a cura dell’autore, Mondadori, 2009). Innumerevoli sono le sue partecipazioni a trasmissioni radiofoniche e le sue apparizioni televisive nei programmi culturali più svariati, e numerosi sono i premi che gli sono stati assegnati.
Adam Zagajewski, poeta, scrittore e saggista, è una delle voci più interessanti della letteratura contemporanea e uno dei maggiori poeti polacchi viventi. Nato a Leopoli (Ucraina) nel 1945, poco dopo la sua nascita la sua famiglia subì la deportazione in Polonia, di cui era originaria. Ha trascorso l’infanzia a Gliwice (Slesia) e a Cracovia, dove si è laureato in Psicologia e Filosofia presso la Jagiellonian University. Negli anni Sessanta e Settanta ha partecipato attivamente ai movimenti letterari di dissidenza contro il regime totalitario: è stato protagonista del gruppo poetico di Cracovia “Teraz” ed è divenuto uno dei poeti guida della Generazione del ’68, chiamata della “Nowa fala” (Polish New Wave). Con l’imposizione delle leggi marziali polacche del 1981, il poeta fu costretto all’esilio. Rifugiatosi a Parigi, durante il decennio 1982-2002 ha vissuto tra la capitale francese, dove è stato condirettore della “Zeszyty Literackie” (“Rivista letteraria”), e il Texas, dove ha insegnato all’Università di Houston. Nel 2002 è ritornato in Polonia. Attualmente risiede tra Cracovia e l’Illinois, dove è docente presso l’Università di Chicago.
Ha pubblicato numerosi volumi di poesie e saggi, tradotti in molte lingue. Derek Walcott ha detto della sua poesia: “Le sue parole ti entrano dentro piano piano. È una voce quieta all’angolo dell’immensa devastazione di un secolo oscuro, più intima di quella di Auden, cosmopolita come quella di Miłosz, Celan, Brodskij”.
Gran parte della sua poesia è stata raccolta in Wiersze wybrane (Selected Poems, Cracovia 2010). Tra le sue opere in prosa, si ricordano Ciepło, zimno (Warm and Cold, Varsavia 1975) e Cienka kreska (Thin Line, Cracovia 1983). Tra i lavori di saggistica, Świat nie przedstawiony (The Unpresented World, Cracovia 1974), Solidarność i samotność (Solidarity and Solitude, Parigi 1986 e 2002), Obrona żarliwości (In Defence of Fervour, Cracovia 2002), Poeta rozmawia z filozofem (The Poet Talks to the Philosopher, Varsavia 2007).
Zagajewski è noto, in particolare, per il poema Try to Praise the Mutilated World, uscito a puntate sul quotidiano statunitense “The New Yorker” dopo l’11 settembre 2001, oltre che per le sue pubblicazioni sul poeta connazionale Czesław Miłosz (Premio Nobel per la Letteratura nel 1980).
Più volte candidato al Nobel, ha vinto molti prestigiosi premi letterari, tra i quali il Berliner Kunstlerprogramm fellowship (1979), il Kurt Tucholsky Literary Prize (1985), il Prix de la Liberté (1987), il Guggenheim Fellowship (1992), il Vilenica International Literary Prize (1996), il Konrad Adenauer Foundation Prize (2002), il Neustadt International Prize for Literature (2004; è il secondo polacco, proprio dopo l’amato Miłosz, ad ottenere questo premio assegnato dall’Università dell’Oklahoma), il Czesław Miłosz Prize (2008). Nel 2010, a Treviso, gli è stato conferito il Premio Europeo di Poesia, ideato e diretto da Paolo Ruffilli.
Le opere di Zagajewski, saggi e poesie, sono in corso di pubblicazione da Adelphi. Sue poesie, in Italia, sono apparse nell’antologia Poesia polacca contemporanea (a cura di Irena Conti, Editori riuniti, Roma 1977) e in“Nowa fala”. Nuovi poeti polacchi (a cura di Giorgio Origlia, Guanda, Milano 1981), nonché nell’articolo Adam Zagajewski. “Il mondo non rappresentato” della “Nowa fala” (a cura di Lorenzo Pompeo, in “Il Majakovskij”, n. 15, 1994) e, nel 2004, nella rivista “Poesia” (n. 183, traduzione di Paola Malavasi). Due sue poesie sono presenti nel libro A questo servono le lacrime, di P. Malavasi (Interlinea, Novara 2006). Più recentemente, dalle Edizione del Leone (traduzione di P. Malavasi, Venezia 2010) è uscita la raccolta poetica La ragazza di Vermeer. Suoi testi compaiono anche inLuci ed ombre di una città: immagini di Genova di Adhaf Soueif (De Ferrari, Genova 2003). In Italia sono stati pubblicati anche Polonia: uno Stato all’ombra dell’Unione Sovietica (Marietti, Casale Monferrato1982) e Tradimento (traduzione di Valentina Parisi, Adelphi, Milano 2007).
Ida Vallerugo è nata nel 1946 a Meduno (Pordenone), dov’è stata insegnante nelle Scuole Elementari. Le sue prime raccolte di poesie sono in italiano: La porta dipinta (Pan, Milano 1968) e Interrogatorio (1972), pubblicata dal “Collettivo R” di Firenze, un gruppo di intellettuali controcorrente, costituito nel 1968, che aveva fondato una collana di quaderni di poesia e una rivista di cui Ida era redattrice. Maa Onda. Poesie (presentazione di Andreina Ciceri, Circolo culturale Menocchio, Montereale Valcellina, Pordenone) è la sua prima opera in lingua friulana, pubblicata nel 1997, ma che raccoglie poesie che risalgono anche ai precedenti vent’anni. “Per te i torni a scrivi in mai …”: nel maggio 1979 la nonna Regina Cilia, Maa Onda, muore: il dolore per la perdita origina desiderio di immedesimazione totale, anche nella lingua. Figurae (presentazione di Francesca Cadel, Circolo culturale di Meduno, Pordenone, 2001) è la sesta pubblicazione della collana di poesia “La barca di Babele”, fondata nel 1999 a Meduno da un gruppo di poeti friulani, tra i quali la Vallerugo, con l’intento e l’esigenza di far conoscere le tante voci della loro regione. Ancora nei “Quaderni del Menocchio”, nel 2009, esce Sul punt di Sydney il vint. Nel frattempo, Franco Loi l’ha inclusa nell’antologia Nuovi poeti italiani (Einaudi, Torino 2004). La sua ultima raccolta di versi è Mistral (a cura di Anna De Simone, prefazione di Franco Loi, Il Ponte del Sale, Rovigo 2010).
Erika Crosara è nata a Vicenza nel 1977. Ha vissuto a Caldogno (Vicenza) e a Venezia, dove si è laureata in Conservazione dei beni culturali con una tesi sul pittore vicentino Bartolomeo Montagna. Attualmente vive a Galleriano di Lestizza (Udine) e lavora in provincia di Udine. Le sue poesie sono presenti in alcune antologie (Dall’Adige all’Isonzo. Poeti a Nord-Est, Fara Editore, Rimini 2008; Notturni di_versi. Crisi, Nuova Dimensione, Portogruaro 2010; Salvezza e impegno, Fara Editore, Rimini 2010), in riviste e blog letterari. Ius è il suo primo libro di poesia, pubblicato da Anterem Edizioni (Verona 2010, vincitore del Premio Lorenzo Montano nello stesso anno).
Maurizio Casagrande è nato a Padova nel 1961 e insegna Lettere nelle scuole superiori. Dopo la laurea in Filosofia ha maturato interesse per la letteratura e la poesia occupandosi, in sede critica, di poeti e scrittori contemporanei. I suoi scritti – saggi critici, recensioni, interventi, racconti, liriche – sono apparsi su numerosi periodici e riviste, quali “Atelier”, “La Battana”, “Tratti”, “La Clessidra”, “Madrugada”, “L’Ippogrifo”, “Il Gabellino”, “Voltri Oggi”, “AltroVerso”, “Oltre”, “Yale Italian Poetry”, “Hortus”, “Daemon”. Suoi contributi, inoltre, sono presenti nei volumi “Tomizza e noi” (atti della seconda edizione del Convegno di studi su Fulvio Tomizza, Umago 2001), Da Rimbaud a Rimbaud (Il Ponte del Sale, Rovigo 2004), I Surrealisti francesi (Stampa Alternativa, Viterbo 2004). È membro, come redattore, dell’Associazione per la poesia “Il Ponte del Sale” di Rovigo, per la quale ha curato nel 2006 il libro di interviste In un gorgo di fedeltà. Dialoghi con venti poeti italiani (con fotografie di Arcangelo Piai). Nel gennaio 2011 è uscito il suo primo libro di poesie, Sofegόn carogna (Prefazione di Luigi Bressan; Il Ponte del Sale, Rovigo).
Juan Ignacio Siles del Valle è nato nel 1961 in Cile, da padre boliviano e madre cilena. Laureatosi in letteratura ispanoamericana presso l’Università della Georgia (Stati Uniti), ha insegnato alla Universidad Mayor de San Andrés (La Paz), ha ricoperto incarichi diplomatici ed è stato Ministro degli Esteri della Bolivia. Ora lavora alla Secretaría General Iberoamericana a Madrid. Oltre a Canción de cuna para la muerte de mi madre (trad. it.: Ninna nanna per la morte di mia madre, Sinopia, Venezia 2010), ha pubblicato i libri di poesia Con las manos vacías de mariposas muertas (La Paz 1987); Medulamor (La Paz, s.d.) e il romanzo Los últimos días del Che (La Paz 2001 e Barcellona 2007; trad. it. Gli ultimi giorni del“Che”, B. C. Dalai, Milano 2009).
Giovanni Guidi (Foligno, 1985) è uno dei migliori pianisti jazz italiani. Collabora con Enrico Rava, Gianluca Petrella e Fabrizio Sferra, ha partecipato a numerosi festival e ha inciso svariati CD, l’ultimo dei quali è The unknown rebel band (Cam jazz, 2009).
Anne Waldman è una poetessa beat americana. Nata nel 1945 a Milville (New Jersey), è cresciuta a New York, dove vive tuttora. Dopo gli studi nel Vermont, negli anni Sessanta si è unita agli artisti della Seconda Generazione della Scuola Newyorkese. Membro attivo della comunità di poesia sperimentale “Outrider”, ha diretto il Poetry Project a St Mark’s Church (East Village, Manhattan). Nel 1974 a Boulder (Colorado) ha fondato con Allen Ginsberg la “Jack Kerouac School of Disembodied Poetics” presso il Naropa Institute, dove tuttora insegna. È una fervente attivista politica e culturale, che si batte per i diritti dell’uomo e la tutela dell’ambiente, credendo nella possibilità di intervenire ideologicamente attraverso il linguaggio.
Negli Stati Uniti ha pubblicato oltre quaranta libri di poesia. Molti dei suoi versi sono raccolti nei volumi Life Notes. Selected poems (Indianapolis 1973), Helping the Dreamer. New and Selected poems, 1966-1988 (Boulder 1989), In the Room of Never grieve. New and Selected poems, 1985-2003 (Boulder 2003). Outrider (Albuquerque 2006) include una selezione di testi poetici e saggi. Recentissimo è il suo ultimo lavoro poetico, Iovis Trilogy. Colors in the Mechanism of Concealment (Boulder 2011). È l’autrice della leggendaria Fast Speaking Woman (San Francisco 1975), tradotta anche in italiano (Donna che parla veloce, City Lights, Firenze 1999). In Italia ha inoltre curato l’edizione dell’antologia The Beat Book. Poesie e prose della Beat Generation (Il Saggiatore, Milano 1996).
Le sue poesie sono state ampiamente antologizzate e tradotte in numerose lingue. Ha curato molti volumi che si occupano di poesia americana moderna, postmoderna e contemporanea. Ha collaborato con artisti, musicisti, ballerini, poeti e si esibisce anche con il figlio musicista e compositore Ambrose Bye. È anche autrice di lavori teatrali, CD, video e film. Della sua opera è stato scritto: “Walman’s work is the antithesis of stasis…She is a flame”.
Ambrose Bye, musicista, compositore, produttore, è cresciuto nell’ambiente della scuola di poesia “Jack Kerouac School of Disembodied Poetics”, al Naropa Institute (Boulder, Colorado). Si è laureato in Musica e Sociologia a Santa Cruz, presso la University of California. Ha studiato al Pyramind Institute di San Francisco, lavorando a numerose produzioni e a composizioni proprie. Ha inoltre studiato e suonato nelle “Gamelan” orchestre a Bali, Boulder, Santa Cruz. Si è esibito in numerosi festival, accompagnando poeti e performers. Il suo CD più recente è Matching Half (con Anne Waldman e Akilah Oliver, Farfalla, McMillen, Parrish, 2008). Suoi precedenti lavori sono In the Room of Never Grieve (Coffee House Press, 2003) e In the Eye of Falcon (Farfalla, McMillen, Parrish, 2006), con poesie di Anne Waldman. Sempre con la Waldman sta lavorando a un nuovo CD, The Milk of Universal Kindness.
Tahar Ben Jelloun, poeta, romanziere, saggista e giornalista, è uno scrittore franco-marocchino di fama internazionale. Nasce nel 1944 a Fez (Marocco). Nel 1955 si trasferisce a Tangeri e successivamente a Rabat, dove si laurea in Filosofia. Insegna in alcuni licei del suo Paese e partecipa alla rivista “Souffles”, attorno cui si sviluppa uno dei movimenti letterari più importanti del Nord-Africa. Nel 1971, una circolare del Ministero dell’Interno obbliga all’insegnamento della filosofia in arabo. L’autore si trasferisce a Parigi, dove ottiene un dottorato in Sociologia.
Ben Jelloun ha scritto soprattutto romanzi, ma anche racconti, poesie, opere teatrali, saggi. Nei suoi libri in francese, tradotti in tutto il mondo, trovano ampio spazio le tematiche dell’emigrazione, del razzismo, della ricerca d’identità. In Italia, molti suoi libri sono usciti per l’Einaudi di Torino: Creatura di sabbia (1987), Notte fatale (1988; Premio Goncourt nel 1987), Giorno di silenzio a Tangeri (1989), Le pareti della solitudine (1990), Dove lo stato non c’è. Racconti italiani (1991), Lo scrivano (1992), A occhi bassi (1993), L’amicizia (1995), Lo specchio delle falene (1996), L’albergo dei poveri (1999), Il libro del buio (2001), L’hammam (2002), L’amicizia e l’ombra del tradimento (2004), Mia madre, la mia bambina (2006), L’ha ucciso lei (2008), Marocco, romanzo (2010). La Bompiani di Milano ha pubblicato Corrotto (1994), L’ultimo amore è sempre il primo? (1995), Nadia (1996), La scuola e la scarpa (2000), Jenin. Un campo palestinese (2002), Amori stregati. Passione, amicizia, tradimento (2003), L’ultimo amico (2004), Non capisco il mondo arabo. Dialogo fra due adolescenti (2006), Partire (2007), L’uomo che amava troppo le donne (2010). Hanno suscitato grande interesse i due volumi Il razzismo spiegato a mia figlia del 1998 (per il quale gli è stato conferito dall’allora Segretario dell’ONU Kofi Annan il Global Tollerance Award) e L’islam spiegato ai nostri figli del 2001, entrambi editi da Bompiani.
In italiano, le sue poesie si possono leggere nelle raccolte Stelle velate. Poesie 1966-1995 (a cura di Egi Volterrani, Einaudi, 1998) e Doppio esilio (traduzione di Manuela Giabardo, Edizioni del Leone, Venezia 2009).
Ben Jelloun collabora a testate quali Le Monde e, in Italia, “La Repubblica” e “L’Espresso”, analizzando soprattutto i temi legati all’immigrazione e alla cultura araba e islamica.
Numerosissimi sono i premi e i riconoscimenti dei quali è stato insignito per il suo impegno letterario e sociale.
Edizione 2010
Titos Patrikios è nato ad Atene nel 1928. Durante l’occupazione nazifascista della Grecia ha partecipato alla Resistenza, e nel 1944 ha rischiato l’esecuzione. Dal 1951 al 1954 è stato confinato nelle isole di Makrònissos e di Aghios Efstratios. Laureato in Giurisprudenza all’Università di Atene, dal 1959 al 1964 ha studiato Sociologia e Filosofia alla Sorbonne e all’École des Hautes Études di Parigi. Nel 1967, dopo il colpo di Stato dei colonnelli in Grecia, è vissuto in esilio a Parigi e a Roma, lavorando come avvocato, giornalista, sociologo e ricercatore. Dal 1976 vive ad Atene.
Ha pubblicato volumi di racconti e numerosi e importanti saggi letterari, sociologici e giuridici. Nel 1954 è stato tra i fondatori dell’importante rivista letteraria «Epitheòrisi Technis». Ha tradotto, tra gli altri, testi di Spinoza, Lukács, Majakovskij, Neruda, Saint-John Perse, Valéry, Stendhal, Balzac.
I suoi versi, tradotti in molte lingue, sono raccolti nei seguenti volumi: Strada sterrata (1954), Tirocinio (1963), Fermata a richiesta (1975), Poesie (1976), Mare promesso (1977), Controversie (1981), Specchi opposti (1988), Deformazioni (1989), Tirocinio, ancora (1991), Il piacere della dilazione (1992), Poesie I, II, III (1998), La Porta dei Leoni (2002), Il nuovo tracciato (2007), Poesie IV (2007), Amore che scioglie le membra (2008).
In Italia le sue poesie sono tradotte da N. Crocetti. Un’ampia antologia di suoi testi, La resistenza dei fatti, è uscita nel 2007 da Crocetti Editore di Milano (introd. di F. Pontani). Del 2009 è La casa e altre poesie, edita da Interlinea di Novara (Premio Festival di poesia civile “Città di Vercelli”).
Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti da Patrikios, va ricordato almeno il Gran Premio di Letteratura Nazionale in Grecia nel 1994. Nel 2004, il Presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per il suo contributo allo sviluppo dei rapporti tra l’Italia e la Grecia.
Armando Romero è nato a Cali (Colombia) nel 1944 e insegna presso l’Università di Cincinnati, in Ohio. Negli anni ’60 ha fatto parte del gruppo fondatore del nadaismo, movimento colombiano di avanguardia letteraria. Ha viaggiato e vissuto in vari Paesi d’America, d’Europa e d’Asia, tra i quali il Messico e il Venezuela. In Grecia ha scritto il suo primo romanzo, Un día entre las cruces (1993), e la raccolta poetica Cuatro Líneas (2002). Tra gli altri suoi libri ricordiamo: per la poesia, Los móviles del sueño (Premio Mérida de Poesía, 1975); El poeta de vidrio (1979); A rienda suelta (1991), Agion Oros – El Monte santo (2001), A vista del tiempo (2005); per il racconto, El demonio y su mano (1975); La casa de los vespertilios (1982); La esquina del movimiento (1992); La raíz de las bestias (2005); per il romanzo, La piel por la piel (1997) e La rueda de Chicago (2004; vincitore del Premio per il romanzo d’avventura al Latino Book Festival, New York, 2005). Inoltre, è autore dei saggi Las palabras están en situación (1985), El nadaísmo o la búsqueda de una vanguardia perdida (1988), Gente de pluma (1989) e Una gravedad alegre. Antología de poesía latinoamericana al siglo XXI (2007). Nel 2008, l’Università di Atene lo ha proclamato Dottore Honoris Causa.
La sua opera è stata tradotta in inglese, francese, portoghese, greco, arabo, rumeno e tedesco. In italiano, la casa editrice Sinopia di Venezia ha pubblicato: La radice delle bestie (2004; trad. di C. Cinti); Hagion Oros (2006; trad. di A. Mistrorigo); Ritratti di un civilizzato in Cina (2007; trad. di C. Cinti); Incontro fortuito col Filosofo Fantasma (2007; trad. di N. Licciardello); Quartine (2008; trad. di A. Mistrorigo).
Ariadne Radi Cor è nata nel 1985 a Trento. Vive e lavora tra Londra e Venezia. Si occupa di poesia e arti visive. Ha esposto in numerosi festival in Italia e all’estero.
Alessandra Conte è nata a Vicenza nel 1978. È diplomata in Pianoforte e in Didattica della musica al Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza. È finalista e vincitrice di concorsi poetici nazionali e ha partecipato a numerosi reading. Sue poesie, presenti in vari blog e riviste, sono state pubblicate in antologie edite da LietoColle (Il segreto delle fragole e Ti bacio in bocca, 2005) e da PoesiaFestival di Modena. Con la raccolta Polittico partecipa all’antologia Dall’Adige all’Isonzo. Poeti a Nord-Est, edita da Fara Editore (Rimini 2008). Nel 2009 è uscita la sua opera prima, Breviario di novembre (Raffaelli Editore; premio Guido Gozzano nello stesso anno).
Roberto Cogo è nato a Schio (Vicenza) nel 1963. Si è laureato in Lingue e letterature anglo-americane all’Università Cà Foscari di Venezia. Ha pubblicato: Möbius e altre poesie (Editoria Universitaria, Venezia 1994); In estremo stupore (Edizioni del Leone, Venezia 2002; finalista al premio Lorenzo Montano 2003); Nel movimento (Edizioni del Leone, Venezia 2004); Di acque / di terre (Edizioni Joker, Novi Ligure 2006; finalista al premio Montano 2008); Io cane (L’arcolaio, Forlì 2009); e le raccolte: Confondi il vento (in «La Clessidra», n. 1, 2007); Mai identico riproporsi (in «Italian Poetry Review», vol. II, 2007); Ancora nel luogo neutro e Il cielo dentro la montagna, nell’antologia Dall’Adige all’Isonzo. Poeti a Nord-Est (Fara Editore, Rimini 2008). Ha tradotto Shakespeare, John. F. Deane, Charles Olson, Les Murray, Gary Snyder. Alcuni suoi testi (poesia, critica e traduzioni) sono presenti su note riviste italiane e straniere.
Mia Lecomte è nata nel 1966 e attualmente vive a Roma. Poeta, autrice per l’infanzia e di teatro, tra le sue pubblicazioni si ricordano: le raccolte poetiche Poesie (Napoli 1991), Geometrie reversibili (Salerno 1996), Litania del perduto / Litany of the lost (Prato 2002, testo a fronte in inglese; con incisioni di E. Shuttleworth), Autobiografie non vissute (Lecce 2004), Terra di risulta (Milano 2009); il volume fotografico Luoghi poetici (Firenze 1996, realizzato con il fotografo Sebastian Cortés); il saggio Animali parlanti. Le parole degli animali nella letteratura del Cinquecento e del Seicento (Firenze 1995); e i libri per bambini La fiaba infinita e La fiaba impossibile (Torino 1987), Tiritiritère (Bergamo 2001), Come un pesce nel diluvio (Roma 2008), L’Altracittà (Roma 2010). È membro onorario per l’Italia, con Milo De Angelis e Gabriela Fantato, dell’Associazione francese “Confluences poétiques”. Le sue poesie sono state pubblicate all’estero e in Italia in raccolte antologiche, tra cui Italian poets in translation (John Cabot – Un.of Delaware 2008), e in riviste come «Poesia», «Semicerchio», «La Mosca di Milano», «Confluences poétiques» (Francia), «Gradiva» e «Journal of Italian Traslation» (Usa), «Arquitrave» (Colombia), «Oroboro» (Brasile).
Svolge attività critica ed editoriale nell’ambito della comparatistica, e in particolare della letteratura della migrazione: ha curato per anni la collana poetica “Cittadini della poesia”, è curatrice dell’antologia Ai confini dei verso. Poesia della migrazione in italiano (Firenze 2006), e ha tenuto conferenze sull’argomento in Università italiane e straniere, come la State University of New York, e negli Istituti Italiani di Cultura di New York e São Paulo (Settimana della Lingua, ottobre 2004).
Traduttrice dal francese, è curatrice, tra le altre, della raccolta poetica La casa del respiro del poeta cileno francofono Luis Mizon (Milano 2008).
È redattrice del semestrale di poesia comparata «Semicerchio», del quadrimestrale di poesia internazionale «Pagine» e di alcune riviste letterarie online. Collabora a «Le Monde Diplomatique», inserto mensile del quotidiano «il manifesto».
Candelaria Romero è nata nel 1973 a San Miguel de Tucumán (Argentina). Cresciuta e formatasi in Svezia, dove la sua famiglia, in fuga dalla dittatura, ha ottenuto asilo politico, si è diplomata nel 1991 presso il Ginnasio d’Arte Drammatica di Stoccolma. Dal 1992 risiede e lavora a Bergamo, dove svolge attività teatrale e di scrittura nell’ambito della cosiddetta letteratura della migrazione.
In collaborazione con “Amnesty International” e “Survival Italia”, produce e interpreta gli spettacoli Hijos, monologo teatrale sulla migrazione, Bambole, spettacolo sulla violenza di
genere e Pachamama, sulla tutela dell’ambiente e i diritti dei popoli indigeni.
Sue poesie sono incluse nell’antologia Ai confini del verso. Poesia della migrazione in italiano (Le Lettere, Firenze 2006; a cura di M. Lecomte). Per il premio “Popoli in cammino”, edizione 2007, è stata segnalata la sua raccolta inedita S.O.S. Poesie di emergenza e, per lo stesso premio, nel 2008, si è distinta per le poesie di Disegnavo bambini giocando con me. L’immigrazione spiegata agli adolescenti. Ha ricevuto il premio della critica per la poesia Madri di Plaza de Mayo al XII Concorso Internazionale di Poesia “Il Saggio – Città di Eboli” (2008).
È inoltre co-fondatrice della rivista online di letteratura della migrazione «El Ghibli».
Božidar Stanišić è nato a Visoko, in Bosnia, nel 1956. Già professore di Lettere a Maglaj (località a nord di Sarajevo), dal 1992 vive con la sua famiglia a Zugliano, in Friuli. Oltre a offrire il suo contributo letterario, pubblicistico ed educativo a diverse iniziative di pace e non violenza per i diritti civili dei rifugiati e degli stranieri, Stanišić ha sempre collaborato alle iniziative culturali dell’Associazione – Centro di accoglienza “E. Balducci”, con cui ha già pubblicato tre raccolte poetiche: Primavera a Zugliano, Non-poesie e Metamorfosi di finestre. Alla fine del 2008 è stata pubblicata l’antologia bilingue di sue non-poesie Kljuc na dlanu / La chiave sul palmo. Diverse di queste liriche sono state incluse nelle raccolte Quaderno Balcanico. Cittadini della poesia, collana diretta da M. Lecomte (1998); Conflitti – Poesie delle molte guerre, a cura di I. Landolfi (2001) e Ai confini del verso, a cura di M. Lecomte (2006), edita anche negli USA. In prosa, oltre a numerosi contributi letterari e saggistici in riviste e quotidiani, ha pubblicato la raccolta di racconti I buchi neri di Sarajevo (1993), Tre racconti (1998), Bon voyage (2003) e il testo teatrale Il sogno di Orlando (2006). Il cane alato e altri racconti (2007) è la sua opera narrativa più recente. Alcuni dei suoi testi sono stati tradotti in sloveno, inglese, francese, albanese e giapponese. Scrive sia in serbo-croato, sia in italiano.
Yang Lian è uno dei maggiori poeti cinesi contemporanei, candidato al Nobel nel 2002. È nato nel 1955 a Berna, in Svizzera (i suoi genitori erano funzionari d’ambasciata in quel Paese), e lo stesso anno è ritornato con la famiglia a Pechino. Dopo un lungo periodo di lavoro in campagna, come succedeva alla maggior parte dei giovani cinesi dell’epoca, ha iniziato a scrivere versi nel 1976, e quello stesso anno ha iniziato a lavorare in una casa editrice di Pechino. A partire dal 1979, i suoi testi iniziano a uscire sulla rivista indipendente «Jintian» [Oggi], portavoce di un gruppo di autori (Bei Dao, Mang Ke, Gu Cheng, etc.) definiti dalle autorità cinesi “menglong”, cioè oscuri, vaghi, imprecisi, perché la loro poesia non obbediva più alle leggi del socialismo reale e del romanticismo rivoluzionario imposte dai funzionari del Partito comunista. In questi anni, Yang Lian scrive i poemi Taiyang meitian dou shi xin de [Il sole è nuovo ogni giorno, 1981]; Zi bai. Gei Yuanmingyuan feixu [Confessione. Alle rovine dello Yuanmingyuan, 1981]; Norlang (dal nome di una divinità tibetana, 1983; criticato dalle autorità culturali del governo, che ostacolarono la pubblicazione delle sue opere in Cina per più di un decennio); Xizang [Tibet, 1984] e Yi (dal 1985; il titolo è la trascrizione di un pittogramma inventato dallo stesso Yang Lian), oltre a vari volumi di prose poetiche, tra cui Haibian de haizi [Il bambino in riva al mare, 1982] e Shizhe [Colui che passa, 1985]. Nel 1986 fonda il gruppo poetico Xincunzhe [I sopravissuti], che pubblica l’omonima rivista. Nel 1989, mentre si trova ad Auckland, in Nuova Zelanda, condanna pubblicamente gli avvenimenti di Piazza Tien’anmen e per questo è costretto a un lungo esilio in varie città: Berlino (dove riceve una fellowship come artista residente da parte della DAAD), New York (presso la Fondazione Yaddo), Sydney (dove insegna Lingua e Letteratura cinese all’Università) e, dal 1994, Londra, dove tuttora risiede. Oltre alle opere già citate, ha pubblicato diversi altri libri di prosa e di poesia, tra cui ricordiamo Mianju yu eyu [Maschere e coccodrilli, 1989]; Wurencheng [Impersonale, 1991]; Dahai tingzhi zhichu [Dove si ferma il mare, 1992]; Tongxinyuan [Cerchi concentrici, 1997]; Naxie yi [Tutti quegli uno, 1999]; Lihegu de shi [Poesie di Lea Valley, 2001].
Le sue opere sono state tradotte in 25 lingue. In Italia, i suoi versi sono stati pubblicati da Einaudi nell’antologia Nuovi poeti cinesi (Torino 1996; a cura di C. Pozzana e A. Russo) e nel 2004 è uscita la raccolta Dove si ferma il mare (Scheiwiller – Playon, Milano; a cura di C. Pozzana).
Edoardo Sanguineti, nato a Genova nel 1930, è uno dei maggiori rappresentanti della poesia italiana ed europea del secondo Novecento. È stato docente di Letteratura italiana a Torino e a Salerno, e vive nella città natale. Come narratore, è autore di tre romanzi importanti: Capriccio Italiano (1963), il Giuoco dell’Oca (1967) e il Giuoco del Satyricon (1970). La sua fama è anche legata alla straordinaria attività di teorico e di critico che ha svolto sia all’interno che al di fuori del “Gruppo 63”. Di essa va ricordata, oltre ai vari saggi (Tra liberty e crepuscolarismo, Ideologia e linguaggio, Guido Gozzano, La missione del critico, Il chierico organico, Dante reazionario, etc.), una memorabile antologia della poesia italiana del ‘900 (1969). Ha scritto i libri di poesia Laborintus (1956), Opus metricum (1960), Triperuno (1964), Renga (con O. Paz, J. Roubaud e C. Tomlison; 1971), Wirrwarr (1972), Postkarten (1978) e Alfabeto Apocalittico (1984); un libro di poesie, teatro e testi teorici, K e altre cose (1962); un volume di teatro (1969). Numerosi sono i suoi interventi giornalistici, raccolti in volumi quali Giornalino (1976), Giornalino secondo (1979), Scribilli (1985), Ghirigori (1988) e Gazzettini (1993). Sanguineti ha collaborato con il compositore Luciano Berio, scrivendo i libretti delle opere Passaggio e Laborintus II e i testi di Esposizione e A-ronne. Per il teatro, ha tradotto Le Baccanti e Le Troiane di Euripide, la Fedra di Seneca, e ha preparato per Luca Ronconi una celebre riduzione dell’Orlando Furioso di Ariosto. Le sue traduzioni poetiche sono riunite nel Quaderno di traduzioni. Lucrezio, Shakespeare, Goethe (2006). Le sue poesie più recenti sono invece raccolte in Segnalibro (1982), Novissimum Testamentum (1986), Bisbidis (1987), Corollario (1997), Il gatto lupesco (2002) e Mikrokosmos. Poesie 1951-2004 (2004).
Stefano Scodanibbio, contrabbassista e compositore, è nato a Macerata nel 1956.
Ha studiato contrabbasso con Fernando Grillo, composizione con Fausto Razzi e Salvatore Sciarrino, musica elettronica con Walter Branchi. Il suo nome è legato alla rinascita del contrabbasso negli anni Ottanta e Novanta: ha infatti suonato nei maggiori festival di musica contemporanea numerosi pezzi scritti appositamente per lui da compositori quali Bussotti, Donatoni, Estrada, Ferneyhough, Frith, Globokar, Sciarrino, Xenakis.
Ha collaborato a lungo con Luigi Nono (“arco mobile à la Stefano Scodanibbio” è scritto nella partitura del Prometeo) e Giacinto Scelsi. Suona regolarmente in duo con Rohan de Saram e Markus Stockhausen. Nel 1996 è stato insegnante di contrabbasso ai Darmstadt Ferienkurse. Inoltre ha impartito Master Class e Seminari in diversi luoghi (Rice University di Houston, Berkeley University, Stanford University, Oberlin College, Musikhochschule Stuttgart, Conservatoire de Paris, Conservatorio di Milano e altri).
Attivo come compositore, ha scritto più di 50 lavori principalmente per strumenti ad arco, e per quattro volte le sue composizioni sono state selezionate dalla Società Internazionale di Musica Contemporanea (Oslo 1990, Città del Messico 1993, Hong Kong 2002, Stoccarda 2006).
È del 2004 la sua prima prima esecuzione della Sequenza XIVb di Luciano Berio, una propria versione per contrabbasso dall’originale Sequenza XIV per violoncello.
Il suo lavoro di teatro musicale Il cielo sulla terra è stata eseguito a Stoccarda e a Tolentino nel 2006 e a Città del Messico nel 2008. Attivo nella danza e nel teatro, ha lavorato con coreografi e danzatori come Virgilio Sieni, Hervé Diasnas e Patricia Kuypers e con l’autore Rodrigo García,
Ha registrato per Montaigne Auvidis, Col legno, New Albion, Dischi di Angelica, Ricordi, Stradivarius, Wergo, Mode. Di particolare rilievo le sue collaborazioni con Terry Riley e con Edoardo Sanguineti.
Nel 1983 ha fondato la Rassegna di Nuova Musica di Macerata, di cui è direttore.
Antonella Bukovaz è nata a Cividale del Friuli nel 1963. È originaria di Topolò-Topolove, borgo sul confine italo-sloveno, nelle valli del Natisone. Lì ha cresciuto le sue figlie, e scritto poesie che sono confluite in un libro, “Tatuaggi”, edito da Lietocolle (2006). Dal 1995 ha partecipato a diverse rassegne di arte contemporanea in Italia e in Slovenia; dal 2005 si dedica prevalentemente alla poesia e alle interazioni tra parola, suono e immagine in forma di lettura, videopoesia e video-audioinstallazione. Ha realizzato i suoi lavori collaborando con i musicisti Sandro Carta, Marco Mossutto, Hanna Preuss, Antonio Della Marina, Teho Teardo. Nel 2008 ha scritto “Storia di una donna che guarda al dissolversi di un paesaggio” (Premio Antonio Delfini 2009) che è diventato un video con le musiche di Teho Teardo. Ha scritto per il teatro il poema breve Maipiù-Nikolivec rappresentato al Cankarjev dom di Ljubljana e al Teatro Miela di Trieste. Suoi versi sono pubblicati su diverse riviste web e cartacee. Sue poesie sono tradotte in sloveno e tedesco. Collabora alla realizzazione di Stazione di Topolò/Postaja Topolove. Insegna, in lingua slovena, nella scuola bilingue di San Pietro al Natisone. Vive a Cividale del Friuli.
Hanna Preuss è un’artista del suono e una compositrice. La sua attività ha avuto un’enorme influenza sulla scena slovena degli ultimi trent’anni, anche per le collaborazioni con i maggiori registi della cinematografia di quel Paese in più di 100 film, per le quali ha ricevuto numerosi premi internazionali. Da molto tempo è attiva anche nel campo dell’insegnamento.
Nel 2006 ha fondato l'”Hanna’s Atelier for Sonorous Art”, col quale esplora l’utilizzo del suono nel teatro, nel cinema, nelle arti visive, la danza contemporanea, l’architettura e il design. Vive e lavora a Ljubljana.
Patrizia Valduga è nata nel 1953 a Castelfranco Veneto. Vive a Milano.
È una fra le voci più significative della poesia contemporanea italiana. Ha esordito nel 1982 con Medicamenta (Guanda). Sono seguiti: La tentazione (Crocetti, 1985), Medicamenta e altri medicamenta (Einaudi, 1989), Donna di dolori (Mondadori, 1991); Requiem (Marsilio, 1994; poi in versione ampliata Einaudi, 2002), Corsia degli incurabili (Garzanti, 1996), Cento quartine e altre storie d’amore (Einaudi, 1997); Prima antologia (Einaudi, 1998); Quartine. Seconda centuria (Einaudi, 2001), Manfred (Mondadori, 2003), Lezione d’amore (Einaudi, 2004), Postfazione a Ultimi versi di Giovanni Raboni (Garzanti, 2006).
È notevole la sua attività di traduzione: John Donne, Canzoni e sonetti (Studio Editoriale, l985); Stéphane Mallarmé, Poesie (Mondadori, 1991); Paul Valéry, Il Cimitero marino (Mondadori, 1995); Molière, Il Misantropo e Il Malato immaginario (Giunti, 1995); Riccardo III di Shakespeare (Einaudi, 1998); Respice et crede di Pierre Ronsard (Il Faggio, 2005); e per il teatro: Féerie di Céline, L’Avaro e Tartuffe di Molière, Gli imprevisti accanto al fuoco di Crébillon fils, La voce umana di Cocteau, Macbeth di Shakespeare, Non io, Compagnia e Monologo di Beckett.
Ha fondato nel 1988 il mensile «Poesia», che ha diretto per un anno.
Edizione 2009
Fernando Bandini, nato nel 1931 a Vicenza, è considerato uno dei maggiori poeti italiani del Secondo Novecento. Si dedica, oltre che alla produzione poetica, alla saggistica e alla traduzione. Ha insegnato dapprima Filologia Romanza e Stilistica e metrica italiana all’Università di Padova, poi Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università di Ginevra, dove per più di vent’anni ha esercitato il ruolo di chargé de cours. È stato consigliere della Biennale di Venezia nei primi anni Ottanta e direttore dell’Istituto per le Lettere, il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini. È presidente dell’Accademia Olimpica di Vicenza e membro del Comitato Scientifico di Casa Moretti di Cesenatico.
Neri Pozza ha pubblicato la sua prima raccolta di versi In modo lampante (Vicenza 1962). Sempre da Neri Pozza usciva nel 1965 Per partito preso. Successivamente i suoi libri di poesia sono apparsi nella collana “Lo Specchio” della Mondadori: Memoria del futuro (Milano 1969) e La màntide e la città (1979). Nel 1994 è uscita presso l’editore Garzanti di Milano la raccolta Santi di Dicembre e nel 1998, sempre dallo stesso editore, Meridiano di Greenwich. La sua ultima silloge, Dietro i cancelli e altrove, è stata pubblicata nel 2007 da Garzanti. Nel profilo poetico di Bandini c’è anche l’esercizio della poesia neolatina. Ha pubblicato i carmina Sacrum hiemale (Academia Regia Disciplinarum Nederlandica, Amstelodami 1965) e De itinere reginae Sabae (Neri Pozza, Vicetiis 1989); come poeta neolatino, si è distinto nel “Certamen Hoeufftianum”, bandito dall’Accademia Reale Olandese (il concorso noto in Italia per i successi che vi riportò Giovanni Pascoli) e nel “Certamen Vaticanum” della Fondazione Latinitas. Accanto a poesie in lingua e in latino, l’autore compone anche versi in dialetto.
I suoi testi sono presenti nelle più importanti antologie della poesia italiana contemporanea e sono stati tradotti in diverse lingue. Numerosi sono i premi che ha ottenuto per la sua attività poetica, tra i quali il Premio Cittadella, il Pietrasanta-Giosuè Carducci, il Premio Ignazio Silone, il Grandovere-Berlucci, il Modello-Città di Palermo, il Premio di Poesia Dino Campana e il Premio Senigallia di Poesia Spiaggia di Velluto.
Notevole la sua attività di traduttore: da ricordare la traduzione degli Epòdi di Orazio, editi dalla Marsilio di Venezia, e quella delle Canzoni di Arnaut Daniel, usciti presso Einaudi (Torino 2001). Gli studi di Bandini saggista riguardano il linguaggio poetico contemporaneo – Rebora, Jahier, i dialettali del Novecento. Suo è un apprezzato commento ai Canti del Leopardi (Garzanti, Milano 1983). Attento alla tradizione dialettale della letteratura veneta, ha prodotto studi sulla letteratura pavana del Cinquecento e sull’ottocentesco Pittarini, del quale ha curato l’edizione de La politica dei villani, testo famoso nella memoria popolare, e l’edizione delle poesie rustiche.
Yves Bonnefoy è unanimamente ritenuto il massimo poeta francese contemporaneo e una delle più alte figure della poesia mondiale del Secondo Novecento. Oltre che poeta, è prosatore, traduttore, saggista e critico d’arte. Nato a Tours nel 1923, vive a Parigi. Ha compiuto studi matematici e filosofici a Tours, all’Università di Poitiers e a Parigi e ha conseguito la laurea in Matematica e in in Filosofia presso l’Università parigina della Sorbonne. Ha ricevuto incarichi d’insegnamento in varie università, tra le quali quelle di Ginevra, Vincennes, Nizza e Aix-en-Provence, fino alla nomina nel 1981 alla cattedra di Studi comparati della funzione poetica al Collège de France di Parigi, di cui è professore emerito.
Tutte le sue opere in versi sono state pubblicate dal Mercure de France e da Gallimard di Parigi e sono apparse, in traduzione italiana, presso i nostri maggiori editori. Nel 1953 esce, con straordinario successo di pubblico, la sua raccolta poetica d’esordio, Du mouvement e de l’immobilité de Douve (Movimento e immobilità di Douve, Einaudi, Torino 1969). Seguono Hier régnant désert (1958; Ieri deserto regnante, Guanda, Parma 1978), Pierre écrite (1965; Pietra scritta, Acquario-Guanda, Palermo 1985) e Dans le leurre du seuil (1975; Nell’insidia della soglia, Einaudi, Torino 1990). La sua produzione prosegue con le sillogi Ce qui fut sans lumière (1987) e Début et fin de la neige (1991), edite da Einaudi in un unico volume (Quel che fu senza luce. Inizio e fine della neve, Torino 2001). Nel 1993 dà alle stampe la raccolta poetica La vie errante (La vita errante, Edizioni del Bradipo, Lugo di Romagna 1999) e, nel 2001, Les planches courbes (Le assi curve, Mondadori, Milano 2007). In traduzione italiana sono disponibili anche L’acqua che fugge. Poesie scelte 1947-1997 (Fondazione Piazzolla, Roma 1998), Seguendo un fuoco. Poesie scelte 1953-2001 (Crocetti, Milano 2003), Terre intraviste. Poesie 1953-2006 (Edizioni del Leone, Venezia 2006). Il suo volume Tutte le poesie è in preparazione, a cura di Fabio Scotto, nei Meridiani Mondadori.
Accanto alla creazione poetica, Bonnefoy è dedito ad un’intensa attività di critico letterario e di critico d’arte. Molti dei suoi studi sull’arte sono dedicati alla produzione artistica italiana. Si ricordano, tra i lavori tradotti e pubblicati in Italia, la raccolta di saggi sull’arte e sulla poesia L’Improbabile (Sellerio, Palermo 1982), il famoso scritto L’impossibile e la libertà. Saggio su Rimbaud (Marietti, Genova 1988), Poesia e università (Manni, Lecce 2006), la monumentale monografia Alberto Giacometti (Leonardo, Milano 1991), e ancora Lo sguardo per iscritto. Saggi sull’arte del Novecento (Le Lettere, Firenze 2000), Osservazioni sullo sguardo. Picasso, Giacometti, Morandi (Donzelli, Roma 2003), La civiltà delle immagini. Pittori e poeti d’Italia (Donzelli, Roma 2005), la splendida ricognizione delle opere del barocco romano Roma, 1630 (Aragno, Torino 2006), Goya, le pitture nere (Donzelli, Roma 2006). Appartengono a Bonnefoy una serie di altri testi tra critica e poema in prosa, tra i quali spicca L’entroterra (Donzelli, Roma 2004). Si citano, inoltre, la raccolta di prose Racconti in sogno (Milano, EGEA 1992), L’uva di Zeusi e altre favole (Jaca Book, Milano 1997), Il teatro dei bambini (San Marco dei Giustiniani, Genova 2002), Il grande spazio (Moretti&Vitali, Bergamo 2008). Si segnala anche, a sua cura, il Dizionario delle mitologie e delle religioni (Rizzoli, Milano 1989).
Importanti sono i lavori di Bonnefoy traduttore – rivolti soprattutto all’opera shakespeariana, nonché a Keats, Yeats, Donne, Petrarca e Leopardi – e le sue teorizzazioni sulla traduzione (La comunità dei traduttori, Sellerio, Palermo 2005)
Tradotto in decine di lingue, ha ricevuto i più prestigiosi riconoscimenti sia per la sua opera poetica che per la sua attività di critico, tra i quali il Premio Montaigne, il Premio Florence Gould, il Prix de l’Académie Française, il Grand Prix de la Société des Gens de Lettres, il Premio Goncourt, il Premio Cino Del Duca, il Premio Balzan, il Premio Flaiano, il Premio Lerici Pea, il Premio D’Annunzio, il Premio Grinzane Cavour, il Premio Pasolini, il Premio Kafka.
Douglas Dunn, poeta, narratore e saggista scozzese, è nato nel 1942 ad Inchinnan, nel Renfrewshire. Dopo avere studiato alla Scottish School of Librarianship di Glasgow, ha lavorato come bibliotecario in Scozia a Paisley, nell’Ohio ad Akron, e in Inghilterra a Hull, presso la biblioteca universitaria Brynmor Jones Library, sotto la direzione di Philip Larkin, che divenne suo amico e mentore presso le edizioni Faber and Faber di Londra, aiutandolo a pubblicare il suo primo libro di poesie. Ha conseguito la laurea in Letteratura inglese all’Università di Hull, dove ha insegnato. È stato docente d’inglese alla St Andrews University, divenendo direttore dello Scottish Studies Institute. Membro della Royal Society of Literature, nel 2003 è stato nominato Officer of the Order of the British Empire.
Tutte le opere di Dunn sono edite dalla Faber. La sua vasta produzione in versi, che lo consacra come uno degli autori più importanti della poesia inglese contemporanea, ha inizio con la silloge Terry Street (1969), premiata con lo Scottish Arts Council Book Award e con il Somerset Maugham Award. Seguono The happier life (1972) e Love or Nothing (1974), con cui l’autore riceve lo Scottish Arts Council Book Award e, nel 1976, il Geoffrey Faber Memorial Prize. Escono successivamente le raccolte Barbarians (1979) e St Kilda’s Parliament (1981), che vince lo Hawthornden Prize. È del 1982 il poema Europa’s lover. La silloge intitolata Elegies, edita nel 1985, è uno dei suoi capolavori, per la quale gli sono conferiti il Whitbread Book of the Year, il Geoffrey Faber Memorial Prize, lo Hawthornden Prize e il Cholmondeley Award. Successivamente sono pubblicati i volumi di poesie Northlight (1988) e Dante’s drum-kit (1993). Nel 2000 escono le raccolte poetiche The Donkey’s Ears e The Year’s Afternoon. Una scelta dei suoi componimenti appare in Selected Poems 1964-1983 e in New Selected Poems 1964-2000, editi, rispettivamente, nel 1986 e nel 2002. Marco Fazzini ha curato e tradotto in italiano una selezione di testi dell’autore nel florilegio Long ago e altre poesie scelte 1969-2000 (Edizioni del Bradipo, Lugo di Romagna 2003).
Dunn si è dedicato anche alla narrativa, componendo due libri di racconti: Secret Villages (1985) e Girlfriends and Boyfriends (1995). È autore di saggi (Under the influence: Donald Dunn on Philip Larkin, 1987), curatore di numerose antologie e traduttore dal francese (Andromache di Racine, 1990). Collabora con vari giornali come il “Glasgow Herald”, il “New Yorker” e il “Times Literary Supplement” e ha scritto commedie destinate alla radio e alla televisione.
Mariangela Gualtieri è nata in Romagna, a Cesena, nel 1951. Laureata in Architettura all’Università IUAV di Venezia, vive e lavora nella città natale. Nel 1983, insieme al regista Cesare Ronconi, ha fondato il Teatro Valdoca, di cui è drammaturga e interprete. Gli spettacoli della Valdoca propongono una straordinaria sintesi fra parola poetica, danza e musica dal vivo, cifra stilistica che qualifica la compagnia come una delle realtà più importanti e originali della scena italiana ed europea.
La prima raccolta di versi dell’autrice appare nel 1992 con il titolo Antenata (Crocetti, Milano), seguita nel 1995 da Fuoco centrale (I Quaderni del Battello Ebbro, Bologna). Successivamente dà alle stampe Sue dimore (Palazzo delle Esposizioni, Roma 1996) e Nei leoni e nei lupi (I Quaderni del Battello Ebbro, Bologna 1997). A Cesena, nel 2000, escono Parsifal e Chioma, editi dal Teatro Valdoca. Fuoco centrale e altre poesie, florilegio che propone una scelta di versi per la scena pubblicati nel decennio precedente, compare nella collana di poesia Einaudi (Torino, 2003). Del 2003 è anche Donna che non impara (Galleria Emilio Mazzoli, Modena). Per i tipi della Einaudi esce la silloge Senza polvere senza peso (Torino 2006), in cui sono riunite le poesie nate al di fuori del lavoro teatrale della Gualtieri. Nel 2006 pubblica anche Sermone ai cuccioli della mia specie (L’Arboreto, Mondaino). Per Luca Sossella Editore di Roma, compare nel 2008 il cofanetto contenente libro e film di Paesaggio con fratello rotto – Trilogia. Il suo ultimo lavoro è Racconti della grandezza (Il Vicolo, Cesena 2008), uscito con lo pseudonimo M.G. Pellegrina.
Rodolfo Häsler, poeta e traduttore, è nato a Santiago de Cuba nel 1958. Dall’età di dieci anni risiede a Barcellona, dopo aver vissuto parte dell’infanzia a L’Avana. È codirettore della rivista barcellonese “Poesía 080”.
La sua prima raccolta poetica è Poemas de arena (ER, Barcellona 1982), cui segue Tratado de licantropía (Endymión, Madrid 1988). La silloge Elleife (El Bardo, Barcellona 1993) è risultalta meritevole nel 1992 del premio Aula de Poesía di Barcellona, mentre per il volume De la belleza del puro pensamiento (El Bardo, Barcellona 1997) è stato conferito all’autore nel 1993 il premio Oscar B. Cintas Foundation di New York. Del 1994 è la plaquette Okantomí e del 1995 Hammam. Successivamente pubblica la raccolta Poemas de la rue de Zurich (Miguel Gómez Ediciones, Malaga 2000), Paisaje, tiempo azul (Aldus, Città del Messico 2001), Antología poética (Pequeña Venecia, Caracas 2005), la plaquette Mariposa y caballo (El Toro de Barro, Cuenca 2002). Nel 2007 esce il libro di poesie intitolato Cabeza de ébano (Igitur, Montblanc), da cui sono state tratte le raccolte in traduzione italiana Il colore irripetibile del mare e Il muro, edite dalla Sinopia di Venezia rispettivamente nel 2008 e nel 2009.
I suoi testi poetici sono inclusi in molte antologie: Anthologie de la poésie cubaine du XXème siècle (Les Éditions Patino, Parigi 1997), Nueva poesía latinoamericana (UNAM, Città del Messico 1999), Antología de la poesía cubana (Verbum, Madrid 2002), Poemas cubanos del siglo XX (Hiperión, Madrid 2002), Los poemas de la poesía (Praxis, Città del Messico 2003), Por vivir aquí. Poetas catalanes en castellano 1980-2003 (Bartleby, Madrid 2003), Barcelona. 60 poemes des de la ciutat (Eumo, Barcellona 2004).
L’autore svolge anche lavori di traduzione dal tedesco; in particolare, ha tradotto in lingua spagnola l’intera opera di Novalis e alcuni racconti brevi di Kafka.
Paolo Lanaro è nato a Schio nel 1948 e vive a Vicenza. Laureato in Filosofia all’Università di Padova, ha insegnato materie letterarie e filosofia in vari istituti del vicentino.
Ha pubblicato cinque raccolte di versi. La prima esce con il titolo L’anno del secco (Savelli, Roma 1981). Seguono Il lavoro della malinconia (La Locusta, Vicenza 1989) e Luce del pomeriggio e altre poesie (Scheiwiller, Milano 1997). È del 2002 la silloge Giorni abitati (Ripostes, Salerno) e del 2005 Diario con la lampada accesa (Edizioni del Bradipo, Lugo di Romagna). Sul suo lavoro poetico sono apparse note critiche su numerosi giornali e riviste, tra cui “La Repubblica”, “Il Manifesto”, “Il Messaggero”, “Il Sole 24 ore”, “Il Giornale di Vicenza”, “Il Corriere Veneto”, “Panorama”, “Atelier”, “L’Indice”, “Hortus” e “Annuario di poesia Castelvecchi”. Nel luglio 2008 è stato invitato come poeta ospite alla Settimana Internazionale della Traduzione presso l’Università di Norwich in Inghilterra. Ha tenuto letture dei suoi componimenti poetici in varie città italiane, come Bologna, Milano, San Benedetto del Tronto, Ancona, Jesi, Treviso, Rieti.
Per i tipi della Locusta ha curato l’antologia Forme del mistico (Vicenza 1988). Inoltre, nel 2007, per Galla 1880 di Vicenza, ha dato alle stampe In tondo e in corsivo, una raccolta di scritti critici su autori vicentini e veneti.
Contribuisce alla pagina culturale de “Il Giornale di Vicenza” e, periodicamente, ha collaborato con varie riviste, quali “Il cerchio di gesso”, “Leggere”, “Linea d’ombra”, “Hortus”, “Smerilliana”, “Lo straniero”, “Nostro lunedì”.
Valerio Magrelli, poeta, saggista e traduttore, è nato a Roma nel 1957. Laureato in Filosofia presso l’Università romana La Sapienza, insegna Letteratura francese all’Università di Cassino.
La sua produzione in versi lo pone fra gli autori all’avanguardia della poesia italiana contemporanea. Il libro d’esordio della sua carriera poetica esce nel 1980 con il titolo Ora serrata retinae (Feltrinelli, Milano). Seguono, per i tipi della Mondadori di Milano, le raccolte in versi Nature e venature (1987) e Esercizi di tiptologia (1992). Le prime tre sillogi, accompagnate da altri testi inediti, sono state riunite nella collezione Poesie (1980-1992) e altre poesie, edita da Einaudi (Torino 1996). Per Einaudi sono state pubblicate anche le successive raccolte poetiche, Didascalie per la lettura di un giornale (1999) e Disturbi del sistema binario (2006). Strettamente connesso alla poesia precedente, soprattutto a Esercizi di tiptologia, è il libro di prose intitolato Nel condominio di carne (Einaudi, Torino 2003).
I suoi componimenti poetici sono stati antologizzati in molti volumi: La parola innamorata. I poeti nuovi 1976-1978 (Feltrinelli, Milano 1978), Poesia degli anni Settanta (Feltrinelli, Milano 1979), L’io che brucia. La scuola romana di poesia (Lerici, Cosenza-Roma 1983), Poeti italiani del secondo Novecento 1945-1995 (Mondadori, Milano 1996), Nuovi poeti italiani contemporanei (Guaraldi, Rimini 1996), Poesia del Novecento italiano. Dal secondo dopoguerra a oggi (Carocci, Roma 2002), La poesia italiana oggi. Un’antologia critica (Castelvecchi, Roma 2004), Dopo la lirica. Poeti italiani 1960-2000 (Einaudi, Torino 2005), La poesia italiana dal 1960 a oggi (BUR, Milano 2005), Parola plurale. Sessantaquattro poeti italiani fra due secoli (Sossella, Roma 2005), Poesia contemporanea dal 1980 a oggi (Carocci, Roma 2007).
Numerosi sono i riconoscimenti che gli sono stati conferiti in virtù della sua opera poetica, fra i quali il Premio Mondello, il Premio Viareggio, il Premio Letterario Pisa, il Premio Montale; nel 2002 l’Accademia Nazionale dei Lincei gli ha attribuito il Premio Feltrinelli per la poesia italiana.
Accanto alla produzione poetica, svolge un’intensa attività critica. Tra i suoi lavori, si segnalano Profilo del Dada (Lucarini, Roma 1990), La casa del pensiero. Introduzione all’opera di Joseph Joubert (Pacini, Pisa 1995) e Vedersi vedersi. Modelli e circuiti visivi nell’opera di Paul Valéry (Einaudi, Torino 2002). Ha curato l’antologia Poeti francesi del Novecento (Lucarini, Roma 1991) e si dedica alla traduzione, prevalentemente dal francese (Valéry, Mallarmé, Debussy, Verlaine, ma anche Jarry, Char, Ponge, Koltès e Beaumarchais). Nel 2004 riceve il Prix Littéraire de Francesistica des Thermes de Saint-Vincent, assegnato dalla Società Universitaria per gli Studi di Lingua e Letteratura Francese. È membro del consiglio scientifico di “Testo a fronte”, del comitato di redazione di “Trame di letteratura comparata” e della giuria del Premio Nazionale per la Traduzione Letteraria “Bernard Simeone”.
L’autore è impegnato anche in campo editoriale. Dopo aver diretto la collana di poesia italiana e straniera “La Fenice” dell’editore Guanda, ha assunto la direzione della serie trilingue della collana Einaudi “Scrittori tradotti da scrittori”, per la quale nel 1996 gli viene conferito il Premio Nazionale per la Traduzione.
Le sue opere sono tradotte, fra le altre, in lingua inglese, francese e spagnola.
Alexandra Petrova, poetessa, è nata nel 1964 a San Pietroburgo, quando ancora la città si chiamava Leningrado. Si è laureata in Lettere presso l’Università di Tartu. Dopo aver vissuto a Mosca e, tra il 1993 e il 1998, a Gerusalemme, risiede dal 1999 in Italia, a Roma.
Si distingue, tra i poeti russi contemporanei appartenenti alla generazione degli anni Sessanta, come una delle voci più significative. La silloge poetica Linia otryva (Linea di distacco, o Linea di decollo, San Pietroburbo 1994) è la sua prima pubblicazione di versi, seguita dal libro di prose e poesie Vid na žitel’stvo (Permesso di soggiorno, o anche Veduta sull’esistenza, Mosca 2000), short list del Premio Andrej Belyj. Nel numero di dicembre 2002 di “Poesia”, mensile internazionale di cultura poetica, compaiono in italiano una trentina di testi dell’autrice, alla quale la rivista dedica anche la copertina. L’anno successivo alcuni suoi componimenti in traduzione italiana sono inclusi nel volume collettaneo La nuova poesia russa (Crocetti, Milano 2003). Nel 2004 pubblica un’operetta filosofica in dieci scene, intitolata I pastori di Dolly (Onyx Edizioni, Roma). Per i tipi di Crocetti esce Altri fuochi (Milano 2005), una raccolta antologica dei suoi versi tradotti in italiano. Dello scorso anno è il suo nuovo libro di poesie, Tol’ko derev’ja (Solo Alberi, Mosca 2008), short list del premio Andrej Belyj, tuttora inedito in Italia.
Numerosi testi dell’autrice sono presenti in riviste russe e straniere e le sue opere sono state tradotte, oltre che in italiano, in inglese, in portoghese, in slovacco, in serbo, in ebraico e in cinese. Della sua poesia si sono occupati Stephanie Sandler, docente di Lingue e letterature slave all’Università di Harvard, il critico Alexandr Barzach e lo scrittore Aleksandr Goldstein.
Giovanni Turra Zan, nato nel 1964 a Vicenza e residente a Dueville, si è laureato in Psicologia all’Università Pontificia Salesiana di Roma ed è diplomato al Conservatorio musicale vicentino “A. Pedrollo”. Lavora da diversi anni nei servizi sociali e come counselor professionale.
Esordisce nella scrittura poetica nel 2005, risultando vincitore del concorso nazionale “Poeti per posta”, organizzato dalla trasmissione radiofonica di Rai Radio Due “Caterpillar” e da Poste Italiane. Senza è il titolo del suo primo libro di poesie (Agorà Factory, Vicenza 2005). Si è distinto nell’edizione 2006 del premio letterario “Poeti di strada”. Nel 2007 è stato segnalato al Premio Nazionale di Poesia Lorenzo Montano e, con Il lavoro del luogo, vince il concorso “Pubblica con noi”, indetto da Fara Editore di Rimini. Nel 2008 esce la raccolta Stanze del viaggiatore virale (L’Arcolaio, Forlì). Sue poesie sono apparse nelle opere collettanee Poeti per posta (Rai Eri, Roma 2005), Il segreto delle fragole (LietoColle, Faloppio 2006), Pubblica con noi 2007 (Fara, Rimini 2007), Il corpo segreto (LietoColle, Faloppio 2008). Infine, con la silloge A sweet time suite compare nell’antologia Dall’Adige all’Isonzo. Poeti a Nord-Est (Fara, Rimini 2008). È presente con i suoi testi poetici in numerose riviste nonché in vari siti e blog on line.
Silvia Zoico è nata nel 1969 a Venezia, dove vive e lavora. Si è laureata in Lettere all’Università di Padova. Ha lavorato come redattrice e traduttrice per le Edizioni Studio Tesi di Pordenone e per le Edizioni Marsilio di Venezia. Attualmente opera come copywriter freelance. La sua ricerca e produzione poetica si svolgono principalmente in due direzioni. Il primo interesse è rivolto allo haiku, cui ha dedicato un corso di scrittura tenuto a Venezia nel 2007-2008, nell’ambito dell’Associazione e Scuola di Poesia “La Settima Stanza”. Nel 2000 una scelta di haiku, sotto il titolo La civetta è di ritorno, è comparsa sulla rivista “La Clessidra”; uno dei suoi componimenti è stato inoltre selezionato da Alberto Casiraghy per la realizzazione di un PulcinoElefante (Osnago, luglio 2004). L’altro ambito poetico esplorato dalla Zoico è quello dei poemetti narrativi in ottave, dedicati a storie vere di sopravvissuti alla Shoah; Kopfschmerzen, la sua ultima pubblicazione, è un poemetto uscito nel 2007 nella rivista “La Clessidra”. I suoi testi poetici, nati da un’intensa esperienza di terapia psicoanalitica e dapprima divulgati per vie alternative all’editoria attraverso frequenti letture, sono stati raccolti in forma antologica nel volume Testa e croce, edito nel 2006 (Valentina Editrice, Padova), che ha ricevuto premi, segnalazioni e riscontri critici significativi.
Fra i suoi lavori critici, si ricordano due saggi sulle problematiche della traduzione letteraria, apparsi nella rivista “Studi Novecenteschi” (1995) e nella miscellanea Stilistica, metrica e storia della lingua. Studi offerti dagli allievi a Pier Vincenzo Mengaldo (Antenore, Padova 1997).
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