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Posts Tagged ‘poesia italiana contemporanea’

(la Piazza Nuova di Bagnacavallo)

Una bambina

.

È argento la piazza di Bagnacavallo

nella notte che accampa sulla neve

argento il minuscolo circo

il breve sciame di artisti ragazzini

che sopravvivono alla strada

della carneficina afghana.

È l’ultimo spettacolo, il loro, questa notte.

La più giovane è solo una bambina

mentre piange sorride quando infine saluta.

.

Ora qui voglio dire soltanto

che domani ritorna a Kabul.

Ha sul volto la notte e la neve

ha occhi di lago

ha le dita di giunco, cammina.

.

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da Cristina Alziati, Quarantanove poesie e altri disturbi, MarcosyMarcos, Milano 2023; p. 37.

Oggi, sabato 17 giugno alle ore 19.00 presso Porto Burci: Cristina Alziati legge dalla sua raccolta più recente e dialoga con Stefano Strazzabosco.

Ingresso libero, aperitivo libero, scambio di libri libero, libertà assortite, nessuna vigilata.

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Questo è il titolo dell’inedito che Fabio Pusterla ci ha mandato, perché Giovanni Turria lo stampasse coi suoi torchi su carta di pregio: ne pubblichiamo il testo e l’autografo.

Come sempre, i foglietti stampati a mano e strisciati col pennarello saranno distibuiti gratuitamente al pubblico che verrà a sentire Fabio Pusterla e Massimo Natale domani, mercoledì 30 novembre alle ore 18.00 a Palazzo Cordellina (contra’ Riale, 12):

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SCHIZZO METROPOLITANO

A Stefano Simoncelli, per un pigiama

*

C’era questa strada lunga, una giornata cinerina

di stanchezza, il freddo. E la ragazza, poco prima,

incerta  sulla data in cui era finita la guerra,

con l’aria di chi pensa che non sarà poi

una cosa tanto importante, che domanda stronza mi fai,

per un esame di lettere sul Neorealismo italiano.

Il ‘43, il ’45, cosa cambia? Cosa vuoi?

.

Così camminavo intristito e forse non avrei visto nemmeno

i tre gamaldi che sfrecciavano in bici di dodici, tredici anni

se uno di loro non mi avesse gridato, passando: «ti consiglio

di tingere i capelli!». Un attimo, erano già lontani,

ridevano nel vento coloravano il cielo.

*

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*

Comunicato stampa
“Io guardo il cielo, il cielo che tu guardi”

Seconda tappa della rassegna di letture poetiche il 18 novembre, alle 18.30 da & Art Gallery, con Zelda Zanobini 

Ingresso libero

*
Vicenza. Dopo la grande partecipazione alla prima serata in cooperativa Insieme con il poeta Luigi Bressan, prosegue a Vicenza la rassegna di incontri con poeti a Vicenza “Io guardo il cielo, il cielo che tu guardi” (un verso di Patrizia Cavalli da Vita meravigliosa, Einaudi, 2021), curata da Chiara Spadaro e da Stefano Strazzabosco. 

Il secondo incontro è venerdì 18 novembre 2022 alle ore 18.30, nello spazio di & Art Gallery (contra’ Frasche del gambero, 17): la poeta Zelda Zanobini presenta il suo Non era l’ombra di niente (Il Ponte del Sale, 2022) insieme a Marco Munaro, poeta e creatore della casa editrice Il Ponte del Sale di Rovigo. Il libro è un assemblaggio di vari lavori poetici sull’ecologia dei sentimenti e sulle relazioni che ne scaturiscono, e insieme una chiamata e una protesta.

Durante l’incontro sarà donata ai partecipanti la poesia inedita di Zelda Zanobini, “Notte”, stampata artigianalmente dai torchi di Giovanni Turria.

L’autrice

Zelda Zanobini è nata nel 1963 a Pisa, dove si è laureata in Ingegneria. Dal 1989 lavora nell’Industria. Risiede a Firenze ma opera altrove, principalmente in Veneto. Nel 2006 la rivista “Semicerchio” ha pubblicato alcune sue poesie; negli anni successivi altri testi poetici e narrativi sono stati inclusi in varie pubblicazioni. Nel 2020 ha partecipato al progetto Oikos. Poeti per il futuro (Mimesis). Nel 2021 è uscita la sua prima raccolta, Bianco (Transeuropa).

“Io guardo il cielo, il cielo che tu guardi” è una rassegna di poesia itinerante nella città di Vicenza fino al 16 dicembre 2022. I poeti e le poete ospiti proporranno letture dai loro libri usciti quest’anno, intorno al tema degli ecosistemi in un mondo minacciato e instabile, ovvero del rapporto tra l’umano e il sovrumano (libera traduzione di “more-than-human”, l’intreccio multispecie in cui non siamo più i soli a dettare le regole del rapporto tra natura e cultura).

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Senza dubbio, uno dei libri di poesia più belli di quest’anno, e non solo.

Ne parliamo con l’Autore domani, giovedì 10 novembre, presso la Cooperativa Insieme di Vicenza (via Dalla Scola, 255), alle ore 20.30.

L’ingresso è libero.

“Nella primavera  2020, segnata dall’isolamento per pandemia da Sars-Cov-2, in un luogo interiore antitetico al frastuono della ‘comunicazione’, Luigi Bressan compone un erbario che la sapienza evocativa della sua parola – distillato di un magistero lungo una vita di raffinatissima e umile civiltà, tanto alto quanto appartato – trasforma sotto gli occhi dapprima stupiti e poi incantati del lettore in un giardino vivo, o piuttosto in un allegorico orto dei semplici meravigliosamente vario, vitale e terapeutico. Con una essenziale avvertenza, però, opportunamente presa a prestito da uno dei maestri della visione: ‘il soggetto è secondario, quel che voglio riprodurre è ciò che si trova tra me e il soggetto’. A uno snodo d’epoche drammatico e sommamente incerto, proprio questa cristallina intercapedine d’aria – e di tempo – tra l’io poetante e il suo soggetto diventa il luogo miracoloso in cui tutto ciò che non è più, evocato, rivive un’ultima volta in una estrema luce di commiato”.

dalla Nota editoriale

L’arte di Bressan è conversevole e comunitaria: fa spazio a un giro di voci, a una corolla di presenze amiche e benevole, soprattutto richiamate nel ricordo, ripescate dall’ombra che le cinge. Rispuntano, con i loro fiori carnosi, i loro orti miracolosi, tali figure, e parlano del cerchio misterioso e semplice, terreno e umorale della vita. Sì, ecco, è una poesia vitale quella di Bressan, sotto l’apparente predominio del tempo che tutto cancella, della morte che mette a tacere. In realtà questa poesia, in cui ormai la lingua è impastata segretamente di dialetto, dice la persistenza della vita, nella sua umiltà e tenacia, nel suo fulgore, al pari delle erbe, dei frutti, delle piante di cui racconta le fioriture”.

Daniele Piccini, Corriere della Sera

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Luigi Bressan, La viola di Strauss, Ronzani Editore, Vicenza 2022.

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Ecco l’inedito che ci ha mandato Luigi Bressan per inaugurare la serie di incontri poetici di Io guardo il cielo, il cielo che tu guardi.

Il testo e il suo autografo verranno stampati in tiratura limitata dai torchi a caratteri mobili di Giovanni Turria, e distribuiti gratuitamente a chi verrà alla lettura (fino all’esaurimento delle copie disponibili).

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Silenzi

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Sul lungomare corrono all’inverno

le palizzate calde di sole

nell’aria sorda il frusciare dell’onda

invita a un varco

.

Di là una coppia ripara

il sangue acceso dietro occhi di gatto

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Torniamo all’asfalto che serpeggia

di freddi tra i passi e le foglie

.

Teniamo dentro le parole

prendendoci per mano.

*

*

29 ott 2022, 02:47

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Grazie a Elsa Zaupa di Ronzani Editore e al maestro Giovanni Turria per la grafica della nostra locandina/pieghevole; e grazie a Octavia Monaco per averci concesso di utilzzare questa sua immagine che sembra parlarci di un essere ibrido, animale e vegetale, sovrumano e ovidiano (www.octaviamonaco.com).

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…ma che ore saranno…? e che giorno, che mese, quale anno? yaaaaawnn…

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Grazie a tutti i poeti che tra ottobre e dicembre sono venuti a leggere all’Osteria del Cane Barbino di Vicenza: Luciano Caniato, Paolo Lanaro, Maurizio Casagrande, Mauro Sambi, Myra Jara, Isacco Turina, Marco Munaro, Nina Nasilli.

Grazie ad Anna Indri Raselli, che ha creduto in questo progetto e ci ha ospitati con gioia; e a Fabio Carta, che l’ha aiutata a dissetarci e a sfamarci.

Grazie ai tanti amici che sono venuti ad ascoltare le parole dei poeti, con rispetto e attenzione.

Grazie a Nicoletta Martelletto del Giornale di Vicenza, che ha trovato lo spazio per pubblicare i nostri comunicati stampa.

Grazie a tutti quelli che non sono potuti venire ma hanno letto queste pagine e si sono emozionati con noi.

Questo blog ora torna a dormire, golem o ghiro. Voi?

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vólti lacerti

di Nina Nasilli

 

siamo vólti lacerti

insicuri

anche dell’ombra

nel caso di notte

 

ma le valve ignare

del verso dell’onda

non temono

di farsi anche duna

coi rami franti e i sassi

e i sassi ai rami inserti

 

una distesa di sabbia: una duna

lì, sulla spiaggia incolta

– duna di valve, rami franti

sassi e sassi ai rami inserti

 

non teme Natura

un peso di giudizio

e siamo noi, gli incerti

del cosmo

fatti col sale

pavido d’assente mare

a gravare la sua nobile

indifferenza

della nostra grandiosa inutilità

 

e intanto io non so

e non lo so dire

come trascorrano gli anni

*

 

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Andando a piedi sull’Argine verso il Tartaro

di Marco Munaro

 

1

Luce sfalciata

Nel vento a marzo, a piedi o sdraiato tra i primi fiori

il gregge dolcissimo

parlante nella sua lingua di sguardi

giovani pastori, artemisie, altee

la corrente tagliata dall’autostrada

il bombardamento di TIR in corsa

 

sotto, c’era, da qualche parte, la dolina dell’eros

dei figli della violenza

della golena/glutine

Oltre, il viandante sulla strada bianca respirava

i campi aperti, tra le stazioni di passo

un ondeggiare delle spighe verdi e secche

delle erbe, delle fronde

di canne di foglie che

guardano con occhi rivolti alla luce

che li dimentica e si volta che si volta e li dimentica

luce sfalciata!

 

2

Era un’opera di presa

Il sonno abbracciato dei sambuchi, soffioni

153/ 154/ 155/ 156 Genio civile di ***

cercare i nomi

Camminare, comunque, sospesi

 

3

Sulla linea Ferrara-Padova

Nel golfo,

a una profondità di m 5,50

il fiume si piegava sul fianco

poi sull’altro portandosi via

la purezza del cielo nel buio

qualità di un silenzio

pieno di voci che non si dovevano nominare

finché venivano alla bocca

come qualcosa di non ancora udito, non ancora detto

o detto molto tempo fa a nessuno

*

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